Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 13:14.

Altro che crescita. La morsa da record della pressione fiscale e degli effetti combinati delle manovra degli ultimi anni, hanno prodotto solo (o quasi) recessione. E adesso il «pericolo di avvitamento» dell'economia, come denuncia il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, ha avuto il risultato temuto: senza un cambio di marcia, e anche presto, la ripresa rischia di restare ancora a lungo una chimera. Anche perché ci sono almeno altri due macigni da rimuovere con urgenza se davvero si vuole imboccare la strada del risanamento: la «corruzione sistemica», che va combattuta con azioni (e armi) «sistemiche»; la gestione (e i controlli) della galassia delle società partecipate dagli enti locali, sulle quali pesa un indebitamento monstre di 34 miliardi, come non a caso ha ricordato il Procuratore generale Salvatore Nottola.
Suggerimenti al Governo che verrà
In fondo la Corte dei conti lo ripete da tempo. Ma le parole scandite questa mattina da Giampaolino e da Nottola, mettono un punto fermo su un dibattito sempre e più che mai attuale. Proprio nel bel mezzo di una campagna elettorale che tra promesse e problemi reali del Paese con l'economia che intanto arretra e la disoccupazione che aumenta drammaticamente, ha messo al centro del dibattito la questione dell'insopportabile peso del prelievo fiscale e dei suoi effetti perversi sulla ripresa. Giampaolino fa elegantemente mostra di non voler far svolgere alla Corte dei conti un ruolo di "suggeritore". Spetterà «al nuovo Parlamento e al nuovo Governo», ha detto, scegliere le soluzioni capaci di «generare una più equilibrata composizione di entrate e spese». Beninteso, ha aggiunto: restando dentro il perimetro del risanamento e del pareggio di bilancio.
Le quattro ricette di Giampaolino
Eppure il presidente dei magistrati contabili non ha rinunciato a indicare alcune ricette. Quattro in particolare. La prima: ripensare il «perimetro dell'intervento pubblico», a partire dalla prestazione dei servizi sociali. La seconda: puntare sul rilancio «selettivo» degli investimenti, pubblici e privati, nelle infrastrutture, il primo volano della crescita. Quindi, terza proposta: realizzare «un programma mirato di dismissioni». Infine, quarto punto: ridurre la pressione fiscale e riequilibrarne il carico, finanziandola con i proventi della guerra all'evasione e con parte del gettito della spending review.
Corruzione e partecipate, macigni da rimuovere
Che possano essere tutte ricette replicabili dal Governo e dal Parlamento che verranno dopo le urne del 24 e 25 febbraio, in fondo, è tutto da vedere. Anche se qualche assonanza (a volte vaga, a volte meno) con i programmi fin qui noti dei partiti, la si può scorgere. Non certo, ad esempio, sul terreno sempre minato della «riduzione del perimetro pubblico» nello svolgimento dei servizi sociali, argomento sul quale le ricette elettorali non sono esattamente convergenti ed esattamente definite. È il caso, in fondo, anche della volontà dei partiti di affrontare più o meno di petto l'affaire della società partecipate degli enti locali contro le quali non caso Nottola ha deciso di puntare l'indice: perché è «indispensabile e urgente», ha detto, arrivare a un testo legislativo «organico» sugli enti partecipati e sulle risorse impiegate, tale da fare definitivamente chiarezza sulla loto natura pubblica e dunque sulla giurisdizione del giudice contabile. Della Corte dei conti, appunto.
I sospetti della Corte
Perché i sospetti della Corte sono altissimi, anzi troppo spesso sono stati dimostrati dai danni prodotti da gestioni disavvedute e da veri e propri comportamenti illeciti. Una denuncia che fa il paio con quella contro una corruzione divenuta «sistemica», contro la quale servono risposte a loro volta «sistemiche», appunto. Non solo interventi «su singole norme del codice penale». La risposta della legge anti-corruzione, insomma, non basta. Tanto più, osserva il Pg, che ora la legge è attesa alla prova del nove: essere realizzata. «La prova più difficile», osserva Nottola. Probabilmente con più di uno scetticismo sulla possibilità di farcela.
©RIPRODUZIONE RISERVATA