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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 11:10.

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I ministeri dello Sviluppo economico e dell'Economia sono al lavoro per licenziare il decreto attuativo che consentirà al Fondo di garanzia per le Pmi di coprire anche portafogli di finanziamenti e non più solo singole operazioni. Siamo alle battute finali, anche se una serie di osservazioni avanzate dalle organizzazioni rappresentative delle piccole imprese stanno imponendo un lavoro di correzione alla bozza iniziale. Ad ogni modo, una volta superata l'impasse, nei fatti dovrebbe sbloccarsi un nuovo canale nel sistema generale del credito ancora fortemente ingessato. La novità è attesa ormai da tempo, visto che la norma primaria è contenuta nel decreto "salva Italia" del dicembre 2011.

Bozza ancora in lavorazione
Il provvedimento attuativo, comunque ancora in esame e dunque modificabile, stabilisce in 100 milioni di euro la dote del Fondo da destinare a garanzie su portafogli di finanziamenti, a copertura di una quota delle prime perdite su quest'ultimi. La garanzia, che potrà essere richiesta a titolo oneroso da banche e Confidi vigilati, si basa sul meccanismo delle tranched cover ed è vincolata a una serie di tetti che, al momento, sono stati giudicati troppo severi dalle piccole e medie imprese. In particolare, l'ammontare dei portafogli di finanziamenti non può essere inferiore a 50 milioni di euro. I singoli finanziamenti devono avere una durata compresa tra 18 mesi e 5 anni, un importo massimo pari all'1% dell'ammontare del portafoglio complessivo e comunque non superiore a 1 milione di euro, non devono essere connessi a operazioni di consolidamento di passività finanziarie a breve termine nel caso in cui il nuovo finanziamento sia concesso dallo stesso soggetto finanziatore che ha erogato all'impresa i prestiti oggetto di consolidamento.

Le soglie per l'intervento
Vengono poi regolate le modalità di intervento del Fondo che opera a copertura di una quota della tranche junior del portafoglio, ovvero la quota che sopporta le prime perdite registrate. È previsto un "incentivo" se si finanzia la realizzazione di progetti di ricerca o programmi di investimenti per i quali l'intervento del Fondo può arrivare fino al 6% del portafoglio, mentre in tutti gli altri casi il tetto è fissato al 4 per cento. Oltretutto, l'intervento del Fondo non può superare l'80% dell'importo della tranche junior nel caso di garanzia diretta. Differente il meccanismo se si tratta di controgaranzia, che prevede il ruolo intermedio dei Confidi chiamati (ed è un altro punto di accesa discussione) a versare un cash collateral per un importo non inferiore all'1% del portafoglio. Vengono infine stabilite le commissioni di garanzia dovute da banche e Confidi: 0,125% dell'importo garantito dal Fondo per le microimprese, 0,25% per le piccole, 0,5% per le medie imprese. La consultazione tra i due ministeri è ormai in corso da lungo tempo e le imprese sollecitano un varo rapido del provvedimento. Del resto, pur con alterna intensità e con non pochi problemi di efficienza, negli ultimi anni il Fondo di garanzia ha rappresentato uno sbocco importante per il flusso di credito fortemente congestionato. A beneficiare della garanzia sono, per circa il 60%, microimprese, per il 30% piccole imprese e per l'8,5% le medie. Due miliardi e mezzo di finanziamenti concessi hanno riguardato le piccole, contro 1,7 miliardi di micro e medie.

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