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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 13:21.

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Salgono a sette le ordinanze di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta per i fondi su ricerca e formazione assegnati alla De Tomaso della famiglia Rossignolo da ministero del Lavoro e Regione Piemonte: questa mattina sono stati messi agli arresti domiciliari, con l'accusa di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, Massimiliano Alesi, ex direttore generale della De Tomaso di Grugliasco (Torino), e Giuliano Malvino, procuratore speciale della Tas, una società cuneese incaricata dalla casa automobilistica di curare l'attività di engineering e di sviluppo tecnico delle autovetture da presentare al mercato.

La svolta nell'inchiesta a carico della De Tomaso – azienda in stato di fallimento - risale all'estate scorsa: il 12 luglio scattano gli arresti domiciliari per il patron della casa automobilistica Gian Mario Rossignolo, che aveva rilevato il marchio e lo stabilimento da Pininfarina, nel 2009, con 1.100 addetti tra Grugliasco (900) e Livorno, oggi in cassa integrazione straordinaria. Insieme a lui Claudio Degrate, socio e dirigente della De Tomaso e Christian Limonta, consulente finanziario. A ottobre, gli arresti domiciliari arrivano anche per il figlio Gian Luca Rossignolo, ex ad della società.

Al centro dell'inchiesta della Procura di Torino - coordinata dal pm Alberto Perduca e dalla Guardia di finanza di Torino - l'ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato, in relazione a fondi destinati alla formazione professionale (7,5 milioni, dal ministero) e alla ricerca (6 milioni, della Regione Piemonte). Fondi ottenuti dai Rossignolo all'indomani dell'acquisizione, nel 2009, del ramo d'azienda della Pininfarina – 1.100 addetti tra Grugliasco e Livorno – e della presentazione del piano industriale, che puntava al rilancio della De Tomaso.

I magistrati contestano agli ultimi due arrestati di aver ricoperto un ruolo importante "nell'indebita percezione e nell'illecito utilizzo", scrive la Guardia di finanza, dei fondi pubblici per un totale di 13 milioni. In particolare, Alesi è accusato di aver intascato parte del finanziamento legato alla formazione, sottraendo fraudolentemente fondi per circa un milione mediante il pagamento di fatture false emesse nei confronti della De Tomaso da società di comodo a lui riconducibili. Le responsabilità penali di Malvino sono legate alla sua carica di procuratore speciale della Tas, società che avrebbe emesso fatture gonfiate pagate poi con i fondi erogati dalla Regione Piemonte. Parte del denaro illecitamente trasferito alla Tas, hanno chiarito gli inquirenti, è tornato poi alla holding dei Rossignolo attraverso operazioni di aumento di capitale - in realtà mai realizzate - e la stipula di contratti fittizi di cessione e di utilizzo del marchio "Fissore".

Le indagini, partite per far luce sulla vicenda dell'investitore cinese che avrebbe dovuto salvare l'azienda, coinvolge in totale 11 persone delle quali sette in arresto. Sotto sequestro inoltre beni per oltre 2 milioni di euro

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