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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2013 alle ore 20:28.

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Valorizzare un brand nazionale, aggregare le migliori piccole e medie aziende del Paese e creare piattaforme distributive condivise e specializzate per settore. È questa la strategia che dovrebbero adottare le aziende italiane per penetrare nel mercato statunitense, un continente in forte espansione. Di questo si è parlato oggi nel convegno "Crescere nel mercato Usa: come vendere e radicarsi", organizzato nella sede romana di Unindustria (l'Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Frosinone, Rieti e Viterbo). Domani ci sarà un analogo meeting a Milano nella sede di Assolombarda.

Trend negativo da invertire
Tra 10 anni l'import degli Stati Uniti raddoppierà, raggiungendo quota 4,2mila miliardi di dollari. Una opportunità che le aziende manifatturiere italiane non possono lasciarsi sfuggire. Tuttavia, nonostante nei primi nove mesi del 2012 l'export italiano in Usa sia cresciuto di quasi il 20%, per colpire questo bersaglio le imprese dovranno cambiare strategia, visto che la capacità di penetrare questo mercato si è indebolita nell'ultimo decennio: si è passati da una quota italiana sull'import Usa del 2,1% nel 2001 all'1,5% nel 2011. E se non si inverte la rotta nel 2021 arriveremo all'1,1%. A pesare è stata la dimensione ridotta tipica delle ditte italiane, che solo con difficoltà riescono a organizzare attività distributive efficaci e sostenibili nel tempo.

Serve un brand nazionale
«Il mercato americano - ha detto Micaela Pallini, vicepresidente della Sezione Alimentare di Unindustria – può essere strategico per le aziende italiane perché sa affermare il valore di un marchio. Nonostante il made in Italy sia da sempre molto apprezzato oltreoceano non ha saputo ancora imporre il proprio prodotto, in particolare nel settore agroalimentare, attraverso la creazione e valorizzazione di un brand nazionale in grado di penetrare il mercato americano e quello asiatico, come invece è riuscita a fare la Francia con il suo prodotto più importante, il vino».

Piattaforme distributive condivise
Paolo Timoni, fondatore della startup americana Exagoga LLC Advisory ha evidenziato che per migliorare l'andamento dell'export italiano verso il mercato americano e asiatico è necessario favorire l'aggregazione delle migliori piccole e medie imprese, realizzando piattaforme distributive condivise e specializzate per settore, con un apporto di risorse manageriali e capitali e un modello di business basato sulla condivisione di rischi e benefici economici. Inoltre bisogna rafforzare l'offerta di soluzioni e servizi.

Ponte permanente Usa-Italia

Fernando Napolitano, uno dei più importanti promoter delle eccellenze italiane presso gli investitori Usa, che ha fondato l'Italian Business & Investment Initiative di New York, ha ricordato durante l'incontro che occorre «creare un ponte di business permanente tra Usa ed Italia e far conoscere al mercato Usa le grandi opportunità che il nostro Paese può offrire», cominciando, ad esempio, dal know how tecnologico italiano molto competitivo ma ancora poco internazionalizzato.

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