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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2013 alle ore 14:20.

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Un piano economico che prevede una new entry: il nuovo contratto di lavoro unico che di fatto supera la riforma del lavoro Fornero E poi una riduzione delle tasse a partire dall'Irpef e Irap e tre no: alla patrimoniale, al condono e a nuove riforme delle pensioni. È questo in sintesi il piano economico che la lista di Mario Monti, Scelta civica, ha diffuso entrando nel dettaglio delle proposte per rilanciare la crescita e diminuire il debito.

Irpef, Irap e Imu e tasse più basse dal recupero dell'evasione
Quasi 30 miliardi di tagli fiscali, per l'esattezza 28,7. Si comincia dal taglio dell'Irpef per i redditi medio-bassi, per un totale a "fine legislatura" di una riduzione del gettito di oltre 15 miliardi. Si passa a un dimezzamento del peso Irap sul settore privato entro il 2017, pari a un gettito inferiore di circa 11.2 miliardi rispetto a oggi. Non verrà introdotto alcun condono fiscale e anzi verrà rafforzata la lotta all'evasione fiscale con un obiettivo: ogni euro recuperato verrà destinato a un Fondo che finanzierà la ridusione fiscale per chi paga le tasse, a partire da imprese e lavoratori. Il fisco viene considerato tra gli strumenti proncipali per rilanciare la crescita insieme al lavoro. Infine, ma al primo posto della campagna elettorale, la riduzione dell'Imu: è prevista già dal 2013 aumentando la detrazione sulla prima casa da 200 a 400 euro, raddoppiando le detrazioni per figli a carico da 50 a 100 euro per figlio, introducendo una detrazione di 100 euro per anziani soli e disabili, fino a un massimo di 800 euro.

Debutta il contratto unico di Ichino
Sul lavoro c''è il debutto del contratto unico che porta la firma di Pietro Ichino, candidato in Lombardia per Scelta civica. In pratica viene superata la riforma della Fornero e viene introdotto - in via sperimentale e sulla base di accordi regionali - un nuovo contratto a tempo indeterminato con tre caratteristiche: più basso costo previdenziale e fiscale; più flessibililtà del contratto indeterminato standard e con tutele del posto crescenti nel
tempo; ma soprattutto indeterminato e con le tipiche tutele ad
esso associate (maternità, malattia, pensione, tutele contro le
discriminazioni).

Dismissioni ma no a iniziative sul fiscal compact
Il debito pubblico è l'altro nodo da sciogliere e il primo passo sono le dismissioni pubbliche del patrimonio immobiliare. Un'operazione da 130 miliardi di euro da completare entro la legislatura e ripartiti in 30 miliardi di patrimonio mobiliare, a cominciare da Bancoposta, e 100 dal patrimonio di immobili dello Stato. Non ci saranno iniziative unilaterali per modificare il Fiscal compact ma invece un'offensiva sul fronte delle misure Ue per rilanciare crescita e occupazione. Scuola e sanità acquistano un posto di primo piano, da un lato sugli investimenti, dall'altro sul contenimento e razionalizzazione della spesa. La spesa per l'educazione viene aumentata di circa 8 miliardi di euro durante l'arco della legislatura mentre si punta a razionalizzare quella sanitaria per liberare risorse per
circa l'1% del Pil.

Imprese: dal credito all'export
Il pacchetto dedicato alle imprese si muove su più direzioni: credito, internazionalizzazione, infrastrutture. La lista di Monti si propone di sviluppare le reti di business angels'che sostengano finanziariamente
la nascita di start up innovative. E, per aiutare le imprese a trovare finanziamenti per crescere dimensionalmente si punta a misure per indurre gli investitori istituzionali italiani a investire in equity
funds e credit funds; inoltre si propone di progettare un ampliamento del mandato del Fondo Italiano di Investimento in modo che esso agisca da
«pietra angolare» per la nascita di nuovi equity funds e
credit funds e investa non solo direttamente ma anche in
fondi privati settorial. Sul lato dell'internazionalizzazione, si rilancia l'idea di una Export Bank che rafforza il polo Cdp-Sace-Simest. Il rilancio delle infrastrutture è tra le priorità con un incremento complessivo del rapporto tra investimenti pubblici/PIL di circa lo 0.8% nel corso della legislatura, a fronte del dimezzamento avvenuto nei 9 anni passati.

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