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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 08:13.

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BRUXELLES. Dal nostro inviato
Mario Monti riparte da Bruxelles con un doppio risultato sul bilancio Ue 2014-2020, tecnico e politico: il miglioramento del saldo netto (che resta negativo) di 650 milioni in media all'anno rispetto all'esercizio precedente ma, soprattutto, la certezza, dopo aver «negoziato così duramente», di smentire nei fatti tutti coloro (Pdl in testa) che lo hanno sempre giudicato incapace di difendere gli interessi italiani contro i Paesi del Nord Europa a cominciare dalla Germania. E a riprova di ciò, congedandolo, il presidente del consiglio Ue Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso gli hanno detto: «Caro Monti, hai ottenuto un ottimo risultato, fallo valere anche in Italia».
Di ritorno da Bruxelles Monti ha voluto discutere anche con il ministro Vittorio Grilli e riferire al presidente Giorgio Napolitano delle conseguenze sull'economia italiana del risultato raggiunto al tavolo negoziale, argomento poi affrontato nella riunione del Consiglio dei ministri convocato alle 22 di ieri.
«Il risultato è soddisfacente» ha esordito Monti in conferenza stampa sottolineando il «miglioramento molto significativo» del saldo netto (che sarà pari a -3,85 miliardi di euro, una cifra pari allo 0,23% del Pil) rispetto al quadro finanziario 2007-2013. Nei sette anni precedenti, ha osservato sempre il premier, la differenza tra le somme versate all'Ue e i contributi ottenuti da Bruxelles era stata pari in media a 4,5 miliardi l'anno (6 miliardi nel 2011), ossia lo 0,28% del reddito nazionale lordo.
Tutti gli altri partner, ha aggiunto Monti, sapevano perfettamente che la determinazione italiana era tale che sarebbe arrivata fino al veto con il rischio dell'esercizio provvisorio e con un messaggio molto rischioso ai mercati sull'incapacità decisionale dell'Europa ancora non al riparo dai venti della crisi finanziaria. Per il presidente del Consiglio si è trattato, comunque, di un «significativo e concreto inizio di un'inversione di tendenza» perché si è adottata maggiore equità nel «commisurare il contributo finanziario di un Paese alla sua prosperità relativa». Un risultato che potrà essere consolidato nelle «ulteriori battaglie» sui numerosi dossier aperti con Bruxelles, dalla Pac ai fondi strutturali alle infrastrutture europee. Salutando Monti al termine del vertice molti leader gli hanno, del resto, confessato che «mai l'Italia aveva ottenuto un risultato così buono».
Nel complesso il professore ha evidenziato che l'Italia è stata tra i Paesi che più si sono battuti per tenere in conto le richieste del Parlamento europeo perché, ha detto, «crediamo che siano in linea con le esigenze di un'Europa che guarda al futuro. La proposta che l'Unione europea ha sostenuto – ha aggiunto – è stata significativamente ridimensionata, e questo non ci soddisfa pienamente, ma rispetto ai tagli severi rivendicati da alcuni Paesi membri si è riusciti a salvaguardare politiche essenziali per l'Ue e in particolare per l'Italia». È stato, ad esempio, salvato il fondo per gli indigenti che rimane, come previsto a novembre, a 2,1 miliardi. Il bilancio Ue prevederà anche 400 milioni per l'occupazione giovanile, in larga misura nel Mezzogiorno. Nell'insieme, rispetto alla bozza di novembre, l'Italia ha portato a casa 3,5 miliardi in più, ha sottolineato il premier.
Durante le lunghe ore di negoziato Monti è stato sostenuto dai suoi alleati (in primis Pier Ferdinando Casini) e criticato dagli avversari per la scarsità di fondi sulla crescita (come Boniver e Brunetta) e sull'integrazione (come Fassina e Letta). «Monti non ha vinto, ha ridotto solo di 700 milioni quell'in più di sei miliardi alla Ue, pensavamo si potesse ridurre almeno del 50%», lo ha criticato in serata Silvio Berlusconi, sottolineando che «la Germania lo ha adottato perché fa tutto ciò che la Germania gli chiede». Ma Monti ha preferito tenere fuori dalla porta del Consiglio Ue le vicende di politica interna ricordando solo che quella europea è una politica «all partisan» come ricorda sempre il presidente della Repubblica Napolitano.
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Il confronto
L'ITALIA
Per effetto dell'accordo sul bilancio Ue 2014-2020 il saldo medio annuo italiano tra contributi al bilancio Ue e fondi ricevuti sarà negativo per 3,8 miliardi, il che corrisponde allo 0,23% del reddito nazionale lordo. Il saldo però non tiene conto della capacità di assorbimento dei fondi Ue da parte dell'Italia
-3,85 mld
IL PASSATO
Il saldo tra contributi al bilancio Ue e fondi ricevuti dall'Italia per il periodo 2007-2011 era stato di -4,5 miliardi, pari allo 0,28% del reddito nazionale lordo. Il saldo netto negativo per l'Italia è calato perciò di circa 700 milioni rispetto al ciclo precedente, per effetto dell'accordo sul bilancio Ue 2014-2020
-4,5 mld
LA GERMANIA
Il saldo tra contributi versati e contributi ricevuti è peggiorato significativamente per la Germania. Per il settennato 2014-2020 il saldo previsto è negativo per 10,6 miliardi. Nel periodo precedente (2007-2011) il "rosso" ammontava invece a 8,4 miliardi
-10,6 mld

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