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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 14:22.

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YouTube e l'Islam: un rapporto che non decolla. Così, dopo il Pakistan, anche l'Egitto è pronto a spegnere il canale video più importante al mondo. Almeno per un mese. Lo ha stabilito il tribunale amministrativo del Cairo, che nelle scorse ore ha emesso una sentenza nella quale viene chiesto al governo egiziano di bloccare l'accesso a YouTube.

Un divieto che negherebbe a chiunque si connette dalla Repubblica Araba d'Egitto di accedere ai filmati.
LA SENTENZA
Tutto è nato da un'istanza presentata dall'avvocato egiziano Hamed Salel, secondo il quale YouTube è colpevole di non aver rimosso il trailer del film sul profeta Maometto "The Innocence of Muslims", ritenuto balsfemo dagli islamici tanto da infiammare le piazze di mezzo mondo. Accadeva lo scorso settembre. Per Salel, il film è stato realizzato per "distorcere le immagini dell'islam e del profeta nelle teste dei bambini".
Oggi il Tar egiziano ha accolto l'istanza dell'avvocato e ha chiesto, formalmente, al governo egiziano di inibire l'accesso a YouTube per un mese. Una decisione in merito è attesa per le prossime ore. Va ricordato che a causa del film in questione, proprio in egitto sono stati condannati a morte sette uomini, ritenuti colpevoli di aver preso parte alla realizzazione della pellicola.
IL PRECEDENTE
La sentenza odierna ha un precedente importante. Nel settembre scorso, infatti, era stato il Pakistan a bloccare l'accesso a YouTube. La motivazione? Sempre uguale: la presenza, sul sito, del trailer sul profeta Maometto. Un film che proprio in Pakistan diede vita a violentissime proteste in diverse città in cui morirono due persone.

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