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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 06:39.

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Difficile la vita per la par condicio ai tempi di internet. La campagna elettorale si sposta sempre di più sui nuovi media e le regole per consentire ai candidati di avere pari opportunità di comunicazione, fissate dalla legge 28 del Duemila, non sono in grado di stare al passo con i tempi. Lo si è visto con la recente vicenda dell'applicazione per gli smartphone e i tablet messa a punto da Swg e che avrebbe consentito di ricevere i sondaggi anche dopo il 9 febbraio, data in cui è scattato il divieto di diffondere e rendere pubbliche le previsioni di voto. L'Autorità per le comunicazioni (Agcom) ha prima acconsentito alla novità, per poi, mercoledì scorso, fare marcia indietro.
Eppure l'applicazione della norma sul periodo di oscuramento dei sondaggi è meno problematica di altre. Infatti, l'articolo 8 della legge 28 prescrive un divieto generale, senza fare riferimento ad alcun mezzo di comunicazione. E questa è anche l'interpretazione sposata da ultimo dall'Agcom, che ha ritenuto di non dover concedere deroghe. Più complicato è, invece, tracciare un confine per le disposizioni che disciplinano la comunicazione politica. In quei casi, infatti, si fa esplicito riferimento alle reti radiotelevisive o alla carta stampata. Non c'è dubbio che internet, le web Tv, i social network, i telefonini ne siano esclusi. Dunque, questo significa che il divieto, imposto sempre dalla legge 28, di sospendere le comunicazioni politiche con la chiusura della campagna elettorale (che questa volta cade il 22 febbraio), non vale per i nuovi media.
All'Agcom sono consapevoli del problema, anche se esula dalle loro competenze. Sono, infatti, i prefetti a dover intervenire sui messaggi elettorali inviati in periodo di silenzio. La questione rende, comunque, ancora più evidenti i limiti della legge 28, limiti che non possono essere superati – sostengono all'Agcom – attraverso un'interpretazione estensiva delle attuali norme. Occorre, spiegano all'Autorità, un intervento del Parlamento. Per questo, il presidente dell'Authority, Marcello Cardani, ha annunciato l'intenzione di tracciare dopo le elezioni un bilancio del funzionamento della par condicio, valutazioni da tradurre poi in una segnalazione alle Camere.
Sulla possibilità per l'Agcom di applicare anche ai moderni mezzi di comunicazione le disposizioni della legge 28 è, invece, più possibilista Filippo Donati, professore di diritto costituzionale all'università di Firenze e autore di diversi interventi sulla par condicio e i nuovi media. «I margini per intervenire senza aspettare il Parlamento – spiega Donati – già ci sono, anche perché il testo unico della radiotelevisione (il decreto legislativo 177 del 2005, ndr) ha recepito, mutuandolo dalla normativa comunitaria, un concetto di servizi audiovisivi più ampio di quello tradizionale. Si fa riferimento anche alla web Tv. Il vero problema è, semmai, come regolamentare la par condicio su internet».
Trattandosi, infatti, di un mezzo interattivo, si rischia di ledere il diritto alla libertà di espressione. Eppoi c'è il problema del difficile controllo della Rete, amplificato dal fatto che non ha confini. Dunque, come si fa, per esempio, a misurare i "passaggi" online di un candidato? Oppure, che succede se un sondaggio viene inviato da un server che si trova all'estero?
Problemi che discendono dalle peculiarità della Rete e che la rendono un mezzo più interessante rispetto ad altri mezzi. «Fermo restando – spiega Cristian Vaccari, docente di comunicazione politica all'università di Bologna – che un tipo di strumento da solo non può decidere le sorti di una campagna elettorale e dato per scontato che la Tv tradizionale ha ancora un grandissimo peso, i nuovi media hanno caretteristiche tutte nuove nella formazione del consenso. È, infatti, vero che chi legge di politica su internet ha già un proprio orientamento, sa quasi sempre per chi votare. La Rete, grazie all'interattività, può però servire per rafforzare quell'intendimento. Ma anche per trovare nuovi consensi. La segnalazione di un candidato inviata ai propri contatti di un social network non viene subita in modo neutrale. Chi la riceve sa, infatti, che arriva da una persona che si conosce e di cui, magari, ci si fida. C'è un valore aggiunto che nel messaggio televisivo non c'è».
Ed è anche per questo che internet e gli altri media moderni hanno, rispetto alle politiche del 2008, conquistato terreno. Con buona pace della par condicio.
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