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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 13:04.

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Clamorosa è un aggettivo che sta stretto alla notizia piombata poco prima di mezzogiorno sui siti italiani e rimbalzata subito dopo su quelli internazionali. Perché per trovare un precedente alle dimissioni di Joseph Ratzinger da Papa bisogna risalire molto indietro nella storia millenaria della Chiesa cattolica. L'unica abdicazione dal trono pontificio è stata quella di Celestino V che si spogliò dei paramenti pontifici dopo appena cinque mesi e nove giorni: era il 13 dicembre 1294. Una scelta che gli attirò tra gli altri le critiche di Dante che di lui parla nel III Canto dell'Inferno: «Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto». Un rifiuto che, secondo il Poeta fiorentino, ebbe la grave conseguenza di consentire l'ascesa al soglio di Bonifacio VIII.

Le dimissioni, per quanto eccezionali, sono previste dal Codice di diritto canonico. Nel Libro II, Parte II, Sezione I, Capitolo I, Art. 1, si legge: «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti». Insomma, un atto unilaterale da parte del Papa che non ha bisogno di nessuna ratifica. Del resto Ratzinger ha parlato della possibilità di questo atto nel suo libro intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald «Luce del mondo» (uscito nel 2010): «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l'incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi».

Ratzinger ha motivato la sua decisione annunciata ieri per la «ingravescentem aetatem», cioè l'età avanzata. Anche Celestino V (il cui nome era Pietro del Morrone) rese pubbliche le ragioni che lo spingevano all'abdicazione: soprattutto l'infermità, ma anche la mancanza di sapere e il desiderio di vivere da eremita. Non gli riuscì mai: Bonifacio VIII temeva che Pietro potesse revocare la sua abdicazione e decise di tenerlo sotto sorveglianza. Pietro tentò la fuga ma senza successo: fu rinchiuso a Castel Fumone e tracorse gli ultimi giorni di vita in una piccola cella della torre. Morì nel 1296 a 87 anni. La sua figura di Papa eremita diventò subito leggenda.

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