Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 16:03.

My24

Una "declaratio" in latino, alla fine di una celebrazione senza clamori. Jospeph Ratzinger annuncia al mondo che si ritira di scena così come c'era entrato, un po' in punta di piedi. Una decisione meditata a lungo e maturata da tempo, in qualche modo annunciata nel libro intervista di tre ani fa a Peter Seewald, frasi soppesate da tutti ma che alla fine erano state sostanzialmente ignorate.

Ma Benedetto XVI, il Papa teologo che aveva cambiato l'agenda della Chiesa cattolica per il nuovo millennio - impegnandola nella lotta al relativismo e portandola sui binari del binomio fede-ragione - era fiaccato nel fisico, ormai incapace di tenere i ritmi imposti dal Sacro Soglio. Una decisione rinviata da tempo, forse a causa dello scandalo Vatileaks, ma maturata dopo la crisi di governance che ha messo a dura prova la Curia in questi anni, culminata nel caso del maggiordomo, ma passata dai lefebriviani al caso Boffo fino ai casi di abusi su minori e al caso Ior.

Ratzinger sapeva da tempo che questa situazione aveva bisogno di una scossa, ma non voleva stravolgere l'assetto di comando dato nel 2006 con il cardinale Tarcisio Bertone alla guida del "governo", nonostante fossero tante le spinte per un ricambio. Poi le nomine degli ultimi due anni, con un rafforzamenteo deciso del "partito dell'Appartamento", uomini a lui vicini - perlopiù di formazione teologica - nei posti chiave a presidiare i punti sensibili. Il concistoro a sorpresa di novembre, senza neppure un italiano, doveva fare da campanello di allarme, che in effetti ha suonato, ma non abbastanza forte da poter suggerire che erano ormai alle porte le dimissioni.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi