Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 06:37.

My24


Da quando il Codice di diritto canonico post-conciliare del 1983 ha previsto esplicitamente la possibilità di dimissioni del Pontefice (nel libro II, p. II, sez. I, cap. I), anche quest'opzione è stata naturalmente ricompresa tra le possibilità che determinano la sede vacante e dunque la necessità di procedere ad un nuovo Conclave, sebbene la libera rinuncia del Romano Pontefice alla titolarità dell'ufficio rappresenti un'opzione assai di rado praticata nella millenaria storia della Chiesa.
In termini strettamente giuridici, tuttavia, è stata poi la Universi Dominici Gregis (la costituzione apostolica della Chiesa cattolica promulgata da Papa Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996), a consentire ulteriormente quavis rationae - appunto, per qualsiasi ragione - l'entrata in funzione della "Sede Apostolica vacante", ammettendo oggi ipso facto la libera scelta del Pontefice Benedetto XVI di rinunciare "al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro".
A riprova dell'eccezionalità della scelta, va detto che le dimissioni, che non prevedono né giustificazione né accettazione da parte di alcuno, determinano pure degli effetti a tutt'oggi non formalmente regolati e che, evidentemente, saranno rimessi alla via consuetudinaria, lasciati cioè alla dimensione propria delle scelte che Benedetto XVI - oggi Pontefice dimissionario, domani emerito - prenderà in piena libertà e capacità: da una sua presenza o meno al Conclave che eleggerà il suo successore (sebbene si dica già che non abbia intenzione alcuna di partecipare), allo spazio pubblico che avrà intenzione – se l'avrà – di ritagliarsi nella sua nuova veste, foss'anche semplicemente in quella di brillantissimo teologo, stimatissimo fin da giovane.
Sia come sia, poste le dimissioni volontarie, e dunque escludendo il rito delle esequie del Pontefice (compresi naturalmente anche i novendiali, cioè i nove giorni di lutto dopo la morte del Pontefice), la procedura prevista dalla Universi Dominici Gregis prevede due momenti: la fase della vacanza della Sede apostolica e l'elezione del Romano Pontefice.
La prima fase, che vede le dimissioni in blocco di tutte le cariche - fatta eccezione, oltre che il Cardinale Vicario Generale per la diocesi di Roma, il Cardinale Arciprete della Basilica Vaticana e Vicario Generale per la Città del Vaticano, per il Camerlengo e il Penitenziere Maggiore -, affida all'intero Collegio dei Cardinali la competenza "per il disbrigo degli affari ordinari o di quelli indilazionabili e per la preparazione di quanto è necessario all'elezione del nuovo Pontefice" (Cost. Ap. Univ. Dom. Gregis, I, 2).
I cardinali, da subito divisi tra una Congregazione generale, cioè l'intero Collegio, e una particolare, costituita dal Cardinale Camerlengo e da tre Cardinali (uno per ciascun Ordine, vescovo, presbitero o diacono, estratti a sorte ogni tre giorni e via via sostituiti e ri-estratti), tratteranno le questioni più importanti, in Assemblea, mentre, appunto, gli affari ordinari continueranno ad essere trattati dalla Congregazione particolare dei Cardinali.
Stabilite le operazioni del l'elezione, comincia la seconda fase. Questa, assai dettagliata, ha visto un intervento importante proprio dello stesso Benedetto XVI che, in un motu proprio del 2007, ha modificato il sistema elettorale per l'elezione del pontefice che, per esser valida, deve avvenire non soltanto a maggioranza dei due terzi dei cardinali elettori ma prevedendo, altresì che, in caso di ballottaggio l'eletto raggiunga comunque i due terzi dei votanti.
Da questa scelta, si può dire, dunque che emergono due profili giuridici nuovi, ancorché in forma di prassi: da un lato, un mutamento nelle forme storiche dell'esercizio del primato petrino, con le dimissioni volontarie; dall'altro, la possibilità che il Conclave e le norme che vi fanno riferimento possano prevedere ulteriori specificazioni (quale ruolo per un Pontefice emerito, ad esempio).
Di sicuro, questa decisione di grande responsabilità e coraggio mostra apertamente al mondo "l'umanizzazione" di un officium da sempre invece interpretato perinde ac cadaver, aprendo nuovi scenari nella Chiesa, consapevole delle sfide e delle prove che le richiede il portare "il Vangelo nella Storia".
Twitter@ClementiF

Shopping24

Dai nostri archivi