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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 06:38.
La procedura si aprirà il 28 febbraio alle 20, quando inizierà formalmente la "sede vacante", che è sempre scattata al momento del decesso del Pontefice. Le dimissioni di Benedetto XVI aprono una novità costituzionale nelle norme vaticane: non ci saranno naturalmente tutte le procedure relative alla constatazione del decesso e i successivi Novendiali, legati ai funerali solenni. Ma, per il resto, tutto rimarrà come fissato dalla costituzione Universi Dominici Gregis, dove si prevedono le procedure del periodo di passaggio tra un Papa e il suo successore. A partire dall'esecizio dei poteri del Camerlengo che è il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e che sarà affiancato da una terna di porporati, chiamati a turno a coadiuvarlo nelle sue mansioni.
Un aspetto da ricordare è che al momento dell'inizio della sede vacante tutte le cariche in Curia decadono, fatta eccezione appunto per quella di Camerlengo (che anzi inizia a vivere) e di Penitenziere Maggiore, oltre al Vicario di Roma e all'Arciprete di San Pietro. Non possono però compiere (eccezion fatta per la Segnatura e la Rota Romana) atti di straordinaria amministrazione: «Le questioni più gravi o controverse, se possono essere differite, dovranno essere esclusivamente riservate al futuro Pontefice».
I cardinali affluirano a Roma e inizieranno le riunioni tra porporati, dette Congregazioni, dove saranno trattati gli argomenti che riguardano la Chiesa, e fungono così da momento di confronto aperto nel Sacro Collegio.
In quella sede - ma più efficacemente in riunioni e incontri più ristretti - sarà avviata anche una discussione sul nome del nuovo Pontefice che sarà eletto nel Conclave, il quale si riunirà nelle successive due settimane (la forbice è compresa tra i 15 e i 20 giorni dall'inizio della sede vacante).
Ma chi potrebbe aspirare a succedere a Benedetto XVI? I nomi sono quelli che da tempo vengono indicati come papabili. Ma tra tutti spiccano i cosiddetti "ratzingeriani", porporati vicini al Papa dimissionario, che negli ultimi due anni sono stati chiamati talvolta il "Partito dell'Appartamento".
Tra gli italiani sicuramente spicca Angelo Scola, arcivescovo di Milano, 71 anni, teologo di fama mondiale, voluto direttamente da Ratzinger alla guida della cattedra di Ambrogio (Bertone non era di questo parere), stimato a livello internazionale, sia in Europa che in Oriente, uomo di dialogo con paesi lontani e propugnatore del "meticciato" culturale. Il fatto che sia italiano, però, non assicurerebbe necessariamente i consensi dei connazionali, che al loro interno sono di diverso orientamenti. Tra gli italiani, poi, senz'altro in evidenza anche Gianfranco Ravasi, "ministro" della Cultura, 71 anni, molto conosciuto nel mondo. In Europa il nome forte è poi quello dell'arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, 68 anni, domenicano, allievo di Ratzinger, teologo, capo di una chiesa innovatrice e pugnace (anche se piccola e in continuità con la tradizione germanica appena conclusa) come quella austriaca, che ha contestato Roma nelle sue decisioni sui lefebvriani. A Scola lo lega la comune militanza nella rivista conciliare Communio, dove era anche Ratzinger, e l'attuale arcivescovo di Budapest, il cardinale Péter Erdo. Un altro ratzingeriano "forte" è Marc Ouellet (anche lui proveniente da Communio), canadese, da tre anni alla guida della potente congregazione dei vescovi.
In Sud America spicca l'arcivescovo di San Paolo del Brasile, Odilo Pedro Scherer, stimato nel Sacro Collegio, progressista. Negli Usa, invece, brilla alta la stella di Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale americana, personalità molto forte, ma anche molto giovane, 63 anni: un conservatore che piace al mondo di twitter, ma che si deve scontrare con l'ostilità che incontrano gli Usa in Curia (per non parlare di quella del presidente Obama, che non vedrebbe di buon occhio l'elezione, si dice oltreoceano). Americano è anche Sean Patrick O'Malley, di Boston, 69 anni, cardinale-francescano molto popolare tra i progressisti.
Infine la star dei media è decisamente l'arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, 55 anni, cardinale di fresca nomina (fu uno dei sei del concistoro a sorpresa di novembre): un progressista che si è subito imposto sulla scena internazionale, e perdipiù di origine cinese, fatto non secondario in questo scenario in evoluzione. Poche al momento appaiono le chance di presuli africani: l'unico in lizza potrebbe essere Peter Turkson, ghanese con incarico in Curia, 65 anni.
Le norme per l'elezione del Papa sono contenute nella Costituzione apostolica Universi Dominici gregis, con la quale Giovanni Paolo II nel 1996 aveva stabilito alcune novità. Il documento di Wojtyla affermava il principio che, per la valida elezione del Romano Pontefice, si richiedevano i due terzi dei suffragi: tuttavia, se non si fosse arrivati all'elezione, si poteva procedere a una sorta di ballottaggio fra i due candidati più votati e in questo caso sarebbe bastata la maggioranza assoluta. La norma è stata corretta ulteriormente da Benedetto XVI con il motu proprio dell'11 giugno del 2007 che ristabiliva il principio dei due terzi, vale a dire abrogava la novità della maggioranza assoluta anche in caso di stallo prolungato nel conclave. Una norma, insomma, per evitare spaccature nella Chiesa.
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