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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 08:23.

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Raffaele Fitto (Ansa)Raffaele Fitto (Ansa)

Si è concluso con una condanna a 4 anni - tre dei quali condonati per effetto dell'indulto, come specificato nel dispositivo della pronuncia reso pubblco solo in tarda mattinata - per l'ex ministro Raffaele Fitto - e 3 anni e sei mesi per Giampiero Angelucci, il processo La Fiorita, la cui sentenza è arrivata nella notte. Fitto è stato condannato a 4 anni per corruzione, abuso d'ufficio e finanziamento illecito ai partiti; 3 anni e sei mesi vanno invece alll'imprenditore Giampiero Angelucci per corruzione e illecito finanziamento. La sentenza è stato letto all'una del mattino dal presidente della Seconda sezione del Tribunale penale di Bari, Luigi Forleo, al termine di una Camera di consiglio durata oltre 28 ore.

Numerose altre condanne sono state inflitte ad altri 13 imputati con pene da 4 anni a un anno, con diverse assoluzioni e una prescrizione. Sono state disposte anche confische di beni: per le società di Angelucci oltre 6 miloni e 600 mila euro, mentre per Fitto l'ammontare è di 500 mila euro. Come pena accessoria è stata disposta un'interdizione dai pubblici uffici della durata di 5 anni sia per Fitto che per Angelucci oltre al risarcimento dei danni nei confronti della Regione Puglia, costituitasi in giudizio, ma da definire in altra sede.

Nel medesimo dispositivo Fitto, che è capolista del Pdl in Puglia, risulta assolto da un'accusa di peculato e da un'altra accusa di abuso d'ufficio. Il deputato salentino ha ascoltato impassibile la lettura della sentenza e ha rinviato i giornalisti a una conferenza stampa annunciata per la tarda mattinata di oggi. Numerose condanne per illeciti amministrativi hanno colpito le numerose società coinvolte, a partire da quelle del gruppo Tosinvest come il Consorzio San Raffaele, la Fondazione omonima e altre con il pagamento di pene pecuniarie per diverse centinaia di migliaia di euro.

Oltre all'esponente del Pdl e all'imprenditore romano erano 28 gli altri imputati in giudizio, con accuse a vario titolo di corruzione, falso, finanziamento illecito ai partiti e peculato al termine di un processo lungo e complesso, relativo a fatti risalenti al periodo tra il 1999 e il 2005, quando Fitto ricopriva la carica di presidente della giunta regionale pugliese. Tra le vicende centrali della tesi accusatoria un contributo elettorale di mezzo milione di euro elargito da una società del gruppo Tosinvest di Angelucci a una lista elettorale collegata a Fitto «La Puglia prima di tutto» che - secondo l'accusa - era da collegarsi a un appalto settennale per la gestione di 11 Residenze Sanitarie Assistite affidato con gara ad aziende di Angelucci per l'ammontare di 198 milioni di euro.

Il nome del processo è legato a un altro troncone processuale riguardante la concessione di servizi di pulizia e ausiliariato in diverse Asl pugliesi a società come «La Fiorita» «La Cascina» e altre, con procedure valutate come illecite dai capi d'accusa. La richiesta della Procura era stata di 6 anni e sei mesi per Fitto di 4 anni e sei mesi per Angelucci, ed ulteriori 27 richieste di condanna per gli altri imputati, comprese fra i tre anni e gli otto mesi.

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