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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 09:31.

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È una assicurazione che cerca di stoppare tutte le congetture partite come un fiume in piena. Dice padre Lombardi: il Papa è «persona molto discreta e non dirà sicuramente nulla sul processo dell'elezione» del successore, «sarà in pensione, non interverrà in nessun modo nel processo». Una rassicurazione che tuttavia non cambia le carte in tavola: Joseph Ratzinger nel suoi quasi otto anni di pontificato ha creato la maggioranza degli elettori, 67 su 117.

Ad ogni concistoro - la creazione dei nuovi cardinali - vengono fatti dei bilanci sui pesi delle varie nazionalità. Se fosse questo il criterio dominante gli italiani sarebbero i più forti, potendo contare su 28 porpore, tra Curia e diocesi. Ma da tempo non si vota più per nazionalità, ma per adesione alla persona e al suo progetto, oltre che alla sua storia. Nel conclave al momento domina un "Grande centro", un blocco d'ordine che ha ereditato la maggioranza ratzingeriana del 2005. Ma le sfumature ora sono diverse, e i cardinali "progressisti", nella fascia alta dei papabili, sono decisamente molti. L'unica variabile geografica è se passerà ancora un europeo o se per la prima volta nella storia salirà al Sacro Soglio un extraeuropeo. L'impostazione del pontificato di Benedetto XVI, improntata sulla lotta al relativismo, privilegia la sfera occidentale, ma le sorprese fanno parte del Conclave.

Il quorum per essere eletto Papa è "quota 78", i due terzi dei 117 elettori (salvo defezioni dell'ultimo minuto). È questa la soglia da raggiungere, e già si fanno i conti sulle possibili correnti. Diverse sono le personalità che affiorano sopra le altre, ma tra tutti spiccano i porporati vicini al Papa dimissionario (alcuni dei quali da lui stessi creati cardinali), che negli ultimi due anni sono stati chiamati il "Partito dell'Appartamento", per distinguerlo da quelli che facevano riferimento al segretario di Stato, Tarcisio Bertone, o ad altre aggregazioni trasversali o provenienti da congregazioni religiose o movimenti, come per esempio i focolarini.

Tra gli italiani in testa alle preferenze resta Angelo Scola, arcivescovo di Milano, 71 anni, teologo, che con Ratzinger ha condiviso un cammino di studi nella rivista conciliare Communio. La sua nomina nella più grande diocesi d'Europa fu voluta direttamente dal Papa, in opposizione a componenti forti di Curia. Scola ha fondato Oasis, un centro internazionale di dialogo con l'Oriente, che gli ha aperto prospettive di dialogo (e di consensi) molto ampie.

Tra gli italiani, poi, un altro nome di prestigio che riscuote l'apprezzamento sia dentro la Curia che nell'episcopato è Gianfranco Ravasi, "ministro" della Cultura, 71 anni, una delle "teste pensanti" del pontificato, propugnatore del progetto del Cortile dei Gentili. In Europa il nome considerato molto forte è quello dell'arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, 68 anni, dell'ordine domenicano, che in gioventù fu allievo di Ratzinger, che ha visto spesso in questi anni (e da cui ha ricevuto anche qualche bacchettata in occasione delle accuse di scarsa azione contro la pedofilia verso prelati del precedente pontificato). A Scola - e al Papa - lo lega la militanza nella rivista conciliare Communio (dove era anche il cardinale di Budapest Peter Erdo): il cardinale ha partecipato ogni anno ai lavori del tradizionale seminario estivo del cosiddetto Ratzinger Schülerkreis, il gruppo degli ex allievi di Joseph Ratzinger.

Nel continente latino americano - serbatoio cattolico mondiale - spicca il nome dell'arcivescovo di San Paolo, Odilo Pedro Scherer, stimato nel Sacro Collegio, progressista (e membro del consiglio Ior, quindi non a digiuno di beghe curiali). Noto e stimato anche il salesiano Oscar Rodriguez Maradiaga, honduregno di 73 anni, che ricopre anche la presidenza della Caritas International. Negli Stati Uniti il nome ch spicca su tutti gli altri è quello di Timothy Dolan, giovane (63 anni) arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale americana, personalità molto amata: un conservatore apprezzato nel mondo di twitter, ma che si deve scontrare con l'ostilità che incontrano gli Usa in Curia (per non parlare di quella del presidente Obama, che teme il rischio di uno strapotere cattolico).

Dagli Usa arriva anche Sean Patrick O'Malley, di Boston, 69 anni, cardinale-francescano molto popolare tra i progressisti, che ha fatto pulizia nella diocesi simbolo degli scandali degli abusi sessuali.
Infine la star dei media è decisamente l'arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, 55 anni, cardinale di fresca nomina (fu uno dei sei del concistoro a sorpresa di novembre): un progressista spinto che si è subito imposto sulla scena internazionale. Inoltre Tagle, nato nelle Filippine, è di origine cinese, questione importante vista la delicatezza del dossier-Cina che in questi anni non ha fatto alcun passo avanti verso la "pacificazione" con Pechino. Inoltre è molto vicino ai focolarini, movimento sempre più forte e radicato, cui appartiene anche il cardinale Joao Braz de Aviz, brasiliano e prefetto per le congregazioni religiose (oltre che il sostituto Angelo Becciu, il numero tre della Curia che però non è cardinale). Nel subcontinente indiano, stimato è il cardinale di Colombo (Sri Lanka), Albert Malcolm Ranjith. Ridotte al momento risultano le possibilità che si possa arrivare all'elezione di un Papa africano: Peter Turkson, ghanese con incarico in Curia, 65 anni, è comunque considerato il più accreditato tra le porpore.

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