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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 11:54.

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Un lungo applauso dei sacerdoti di Roma e diversi cori «Viva il Papa» hanno salutato la fine dell'incontro di Benedetto XVI con il clero della diocesi e l'uscita del Pontefice dall'Aula Paolo VI. Il cardinale vicario, Agostino Vallini, sorridente ma visibilmente commosso, si è inginocchiato a baciare la mano del Papa. È stato l'ultimo incontro col clero romano del pontificato. Il pontefice é giunto alle 11.40 sostenendosi con un bastone ed é stato salutato dal suo Vicario, il cardinale Gaetano Vallini. «Grazie a voi, grazie per il vostro affetto, per il grandissimo amore per il Papa», ha detto Vallini. Grande commozione fra i sacerdoti, alcuni volti rigati dalle lacrime, mentre il cardinale vicario Agostino Vallini ha pronunciato l'indirizzo di saluto al Papa.

Padre Lombardi: il Papa accompagnato a Castel Gandolfo da padre Georg
Dopo le dimissioni del 28 febbraio, il Papa sarà «accompagnato a Castel Gandolfo e poi al monastero (sul colle Vaticano, ndr.) da mons. Georg, che continua a seguirlo, e dalle 'memores domini'. Il nucleo fondamentale della famiglia pontificia lo accompagna in questa fase», ha reso noto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Mons. Georg Gaenswein, intanto, continua dunque a conservare il doppio compito di segretario personale del Pontefice e prefetto della Casa pontificia, "e penso che svolgerà le funzioni di prefetto, ma come sua abitazione risiede accompagnando Papa Benedetto XVI».

I media banalizzarono il Concilio
Cinquanta anni fa, mentre i padri conciliari erano chiusi nella Basilica di San Pietro, era in atto a Roma anche «un Concilio dei media, un Concilio quasi per sé. E tramite i media é arrivato al popolo non quello dei padri, che era il Concilio della fede che cerca la parola di Dio, ma quello dei giornalisti che non si é realizzato nella fede ma nelle categorie dei media fuori della fede, con al centro l'ermeneutica politica», ha detto il Papa nell'incontro con il clero di Roma, rilevando che da questo frintendimento sono venute «tante calamità: miserie, seminari e conventi chiusi». Insomma «il Concilio virtuale - ha spiegato - era più forte di quello reale».

Concilio preveggente
All'inizio del Concilio vaticano II «i nostri amici ebrei dicevano che dopo gli avvenimenti tristi del nazismo la Chiesa doveva dire una parola sull'Antico testamento e sul popolo ebraico, anche se era chiaro che la Chiesa non aveva responsabile della shoah, ma erano cristiani in gran parte che avevano fatto i crimini e bisognava pertanto rinnovare la coscienza cristiana», ha detto il Papa in una 'lectio' ai parroci romani. «Era chiaro che bisognava riflettere sulla relazione con il mondo del popolo antico di Dio ma sì capì anche che i vescovi dei paesi arabi non erano felici e temevano una glorificazione dello stato di Isralee che naturalmente non volevano. Dissero che andava bene una indicazione teologica sul popolo ebraico, era necessaria, ma allora bisognava parlare anche sull'islam, solo così si era in equilibrio. La Chiesa, dissero, deve chiarire anche la relazione con l'islam, cosa che noi in quel momento non abbiamo tanto capito ma oggi sappiamo quanto era necessario». Quando «abbiamo iniziato a lavorare sull'islam - ha proseguito il Papa, che al Concilio era perito teologico - ci hanno detto che c'è anche il buddhismo e l'induismo, e così la dichiarazione iniziale sul Popolo di Dio e l'Antico testamento divenne una dichiarazione sul dialogo interreligioso, anticipando quanto

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