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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2013 alle ore 06:36.

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Un mercato del lavoro più flessibile è al primo posto delle raccomandazioni all'Italia da parte dell'Ocse, il gruppo dei Paesi industriali, sulle azioni per rilanciare la crescita. Le indicazioni sono contenute nel rapporto «Going for Growth» (Obiettivo crescita, ndr), che individua alcune priorità per ogni Paese nel campo delle riforme strutturali e sarà diffuso oggi a Mosca alla riunione di ministri e governatori del G-20. Il rapporto annuale è base di lavoro per il G-20 a partire dal vertice di Pittsburgh del 2009. Per l'Italia, assume quest'anno un significato particolare nell'imminenza delle elezioni.

L'Ocse sostiene anzitutto che nel nostro Paese la tutela del lavoro va riequilibrata spostandola dalla protezione del posto a quella del reddito del lavoratore. Questo «consentirebbe di migliorare la produttività in quanto favorirebbe una miglior distribuzione della forza lavoro». Il mercato del lavoro duale ostacola una distribuzione efficiente della forza lavoro, afferma lo studio. La riforma del mercato del lavoro, raccomanda l'organizzazione con sede a Parigi, va proseguita «rendendo più flessibili le assunzioni e i licenziamenti e accorciando i tempi dei procedimenti giudiziari, realizzando contemporaneamente la rete universale di protezione sociale già in programma».

Quello della riforma del lavoro è un tema cruciale per l'Italia, secondo l'Ocse, che infatti ha inserito anche una nuova raccomandazione rispetto agli anni precedenti, che riguarda il miglioramento delle politiche attive del mercato del lavoro per accelerare il reinserimento dei disoccupati. Lo studio, condotto sotto la guida del vicesegretario dell'organizzazione e capo economista, Pier Carlo Padoan, osserva che nel 2011 e nel 2012 il reddito pro capite in Italia ha continuato a contrarsi, restando ben al di sotto della media dei Paesi Ocse di maggior successo. Il rapporto nota fra le azioni intraprese con la riforma del 2012 la conciliazione obbligatoria nelle controversie di lavoro, l'estensione dei casi in cui i tribunali possono ordinare un risarcimento invece del reintegro del lavoratore e l'introduzione graduale, entro il 2017, di un sistema universale di indennità di disoccupazione.

Padoan ricorda anche che in molti Paesi europei il tasso di disoccupazione rimane alto. Lo studio rileva peraltro che nell'ultimo anno il ritmo delle riforme è stato più sostenuto nei Paesi che hanno dovuto far ricorso ad aiuti esterni o sono stati messi sotto maggiore pressione dai mercati finanziari, cioè Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna.
Le altre priorità indicate dall'Ocse all'Italia, analoghe a quelle indicate recentemente dal Fondo monetario, sono in primo luogo il miglioramento dell'equità e dell'efficienza del settore scolastico, che produce scarsi risultati nonostante l'alto livello di spesa. Lo studio raccomanda il miglioramento della valutazione nella scuola secondaria, più offerta di formazione professionale post-secondaria, tasse universitarie più alte con l'introduzione di prestiti con il rimborso legato al reddito. Poi, il miglioramento dell'efficienza del sistema tributario. Nel confronto con gli altri Paesi industriali, il cuneo fiscale resta troppo elevato. L'Ocse chiede di ridurre distorsioni e incentivi all'evasione riducendo le aliquote nominali ed eliminando le spese fiscali, dice no ai condoni e, «quando la situazione dei conti lo permette», raccomanda la riduzione della tassazione diretta sul lavoro. Infine, la riduzione delle barriere alla concorrenza, anche attraverso le privatizzazioni e l'eliminazione dei legami di proprietà fra enti locali e fornitori di servizi.

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