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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2013 alle ore 13:51.

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C'è un Comune dove quello di consigliere è un posto sempre meno ambito. A Rosolini, circa 20mila abitanti in provincia di Siracusa, negli ultimi mesi si sono dimessi quattro consiglieri: tre avevano subìto attentati incendiari, il quarto ha lasciato per solidarietà.

I politici che sarebbero destinati a sostituirli sembrano intenzionati a rifiutare: a maggio ci saranno le comunali, spiegano, e non ha senso entrare ora. Possibile che però ci sia anche un po' di paura, come conferma il sindaco Antonino Savarino. «Se non ci fosse timore non sarebbe umano – dice. – Comprendo la protesta di chi si è dimesso, ma secondo me bisogna andare avanti, far capire alla città che ci siamo». Gli atti incendiari, racconta, sono iniziati un anno fa, e hanno colpito auto, case o uffici di politici locali. La cosa è diventata più intensa negli ultimi mesi, quando le vittime sono state in particolare i consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione.

«Non vedo un nesso tra tutti questi episodi – spiega Savarino – e ovviamente spetta agli investigatori chiarire la vicenda. La mia preoccupazione è che data la situazione sociale possa scattare l'emulazione. I poveri sono aumentati in modo esponenziale, le richieste di aiuto per il lavoro ormai sono le uniche richieste che riceviamo, e lo Stato sociale sta per essere smantellato. Qualcuno che ritiene la classe politica responsabile di ciò che succede in Italia potrebbe essere tentato di imitare certi gesti». Possibile che dietro gli attentati ci sia la mafia? «Non credo proprio, e non lo voglio neanche credere. In questo territorio la mafia non c'è».

Andrea Macauda è l'ultimo consigliere che si è dimesso. Non vedeva solidarietà concreta, spiega, da parte dell'amministrazione e degli altri consiglieri: «Mi sono sentito un po' solo. Dovrebbero dimettersi tutti, giunta e consiglio. Sarebbe un atto di coraggio, per far sì che le forze dell'ordine riportino la situazione alla normalità. Qui non si è mai vista una cosa simile. Ora come ora un politico non può fare liberamente il suo dovere». Anche Macauda dice di non essere certo che dietro gli attentati ci sia un filo comune. Spiega di non avere idea di quale potrebbe essere la matrice, e sull'ipotesi che c'entri qualcosa la mafia dice soltanto: «Non lo so». Chi dovrebbe sostituire lui e gli altri consiglieri dimissionari non ha paura, secondo lui: «I rifiuti sono motivati dal fatto che mancano pochi mesi al voto». Rosolini entra in campagna elettorale senza sapere se gli attentati continueranno. E se si capirà cosa c'è dietro.

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