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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2013 alle ore 16:32.

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Non lascia passare che poche ore, e Joseph Ratzinger torna su tema ormai centrale di questo passaggio di scettro: la Chiesa non deve essere uno strumento di successo personale, di promozione della posizione individuale, in un passaggio evangelico dedicato alle "tentazioni". Un richiamo lanciato nel penultimo Angelus del suo pontificato, davanti a 50mila fedeli accorsi in San Pietro per acclamarlo.

Benedetto XVI la sera di mercoledì alla cerimonia delle Ceneri ha detto «basta divisioni», ieri al premier dimissionario Mario Monti avrebbe confidato che ha deciso di «rinunciare» in un momento di tregua dentro la Chiesa. Non c'è dubbio che l'ultimo miglio il Papa lo dedica – a quanto ormai appare chiaro – ad un messaggio sia di pacificazione e di ricerca delle radici vere della vocazione e della conversione.

Da domani iniziano gli esercizi spirituali in vista della Pasqua, e il Papa non effettuerà uscite pubbliche fino a sabato 23, quando tra l'altro incontrerà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «La Chiesa si rinnovi» è l'altro messaggio forte, che lascia intravedere un'agenda che forse Ratzinger sembra ammettere di aver potuto completare, anche se molta strada è stata fatta, specie sulla trasparenza e la "pulizia". Sarà il prossimo pontefice – questo è il lascito – a proseguire su questo terreno difficile, viste le resistenze sia in Curia che nelle diocesi. In qualche modo Ratzinger sta concludendo il suo ministero con le stesse parole con cui aveva iniziato, quando nella via Crucis del 2005 – con Giovanni Paolo II ormai negli ultimi giorni – parlò di sporcizia dentro la Chiesa.

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