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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 12:52.

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Ci sono pericoli per la mia salute se ho consumato i prodotti che sono stati ritirati dal mercato?

No. La carne di cavallo di per sé non comporta alcun rischio per la salute ed è consumata in molti Paesi, tra cui l'Italia. L'authority alimentare britannica, da cui è partita l'inchiesta, vuole però appurare attraverso dei test se la carne oggetto dell'indagine è stata trattata con farmaci come il fenilbutazone, meglio noto come bute, un antidolorifico vietato nella catena alimentare.

Perché i produttori hanno usato la carne di cavallo al posto di quella di manzo?

Perché in alcuni Paesi europei è meno costosa e consente quindi alle aziende di aumentare i margini di profitto, messi a dura prova dalla crisi e dalla forte concorrenza tra le grandi catene di supermercati. Questo tuttavia non è vero per Paesi come Francia e Italia, dove la carne di cavallo è più costosa.

Il caso italiano è analogo a quello scoperto in Gran Bretagna?

No, perché i tortellini e ravioli ritirati dalla Buitoni in Italia e Spagna contengono l'1% di carne di cavallo mentre nei prodotti ritirati in Gran Bretagna la percentuale era del 100 per cento.

Quale impatto può avere questo scandalo sull'industria del settore?
L'industria degli hamburger risente già della crisi: nella settimana che si è chiusa il 2 febbraio le vendite di hamburger congelati in Inghilterra, dove la crisi è scoppiata, sono crollate del 40% e due terzi degli inglesi - in base a un sondaggio Nielsen - si sono detti contrari ad acquistare carne surgelata in futuro. In Francia le vendite di carni congelate sono scese del 5 per cento.

Quanto è diffuso il consumo di carne di cavallo in Italia?
Secondo la Coldiretti gli italiani sono tra i maggiori consumatori di carne di cavallo in Europa con un quantitativo medio di 1 chilo a testa per un totale di 42,5 milioni di chili. Circa 30 milioni di chili di carne di cavallo, asino o mulo sono stati importati in Italia nel 2012, provenienti per quasi la metà dalla Polonia, ma anche da Francia e Spagna mentre poco più di un milione di chili proviene dalla Romania, uno dei principali imputati dello scandalo.

Come migliorare la tracciabilità dei prodotti?

Il settore si basa su una filiera molto lunga e articolata che complica controlli e tracciabilità. Per fare un esempio: lo scandalo emerso in Gran Bretagna ha svelato un percorso di ben otto tappe prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati, con passaggi dalla Francia alla Romania, dall'Olanda all'Irlanda. La strada è quella dell'etichettatura obbligatoria su tutta la filiera.

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