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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 06:36.

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L'economia tedesca dovrebbe rimbalzare rapidamente dalla contrazione accusata alla fine del 2012, secondo la Bundesbank, ma il Governo di Berlino ammette che la forza della ripresa dipenderà dalla stabilizzazione dell'Eurozona. L'indice del centro studi Zew sulla fiducia degli investitori e degli analisti finanziari per il mese di febbraio, diffuso ieri, è balzato addirittura al 48,2, molto al di sopra delle attese dei mercati (35) e del dato di gennaio (31,5), ed è al massimo degli ultimi tre anni. È il terzo rialzo consecutivo dell'indice, che peraltro è stato contrassegnato recentemente da altissima volatilità e quindi non è sempre considerato un indicatore affidabile del futuro andamento dell'economia tedesca. Le risposte degli interpellati dal sondaggio non sembrano essere state influenzate in modo particolare dalla recente discussione sulla forza dell'euro. Il rialzo dell'indice è stato anzi trainato dal miglioramento delle attese degli esportatori.
La settimana scorsa, i dati ufficiali hanno indicato una contrazione del prodotto interno lordo dello 0,6% nell'ultimo trimestre 2012, leggermente peggiore delle attese dei mercati finanziari. Nel suo bollettino mensile, la Banca centrale tedesca ha sostenuto che «le aspettative sono migliorate in modo relativamente rapido negli ultimi tre mesi» e l'economia dovrebbe tornare a crescere nel primo trimestre di quest'anno, con una ripresa graduale nei mesi successivi. Quest'ultima è anche l'indicazione data ripetutamente dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, a proposito dell'Eurozona.

La Germania dovrebbe quindi evitare una recessione, definita come due trimestri consecutivi di contrazione. La valutazione della Bundesbank combacia con le indicazioni emerse nelle ultime settimane dai sondaggi sulla fiducia delle imprese e degli investitori. Giovedì verrà diffuso l'indice Ifo, ritenuto un indicatore più affidabile dello Zew. La Banca centrale dice di non aspettarsi che il primo impulso alla ripresa venga dall'export.

Secondo alcune stime non ufficiali, il Pil potrebbe crescere nel primo trimestre dello 0,2%. Per il 2013 nel suo complesso, la Bundesbank prevede un +0,4%, dopo il +0,7% del 2012. Alle previsioni della Banca centrale si sono adeguate di recente anche quelle del Governo, che in precedenza stimavano una crescita dell'1 per cento. Anche se l'espansione sarà modesta, la Germania resta comunque in migliori condizioni rispetto all'Eurozona nel suo insieme, per la quale la Bce prevede una contrazione dello 0,3% nel 2013. L'Eurotower rivedrà le sue stime il mese prossimo. La previsione ufficiale del Governo per la Germania nel 2014 è di una crescita dell'1,6 per cento.

L'economia tedesca non potrà comunque prescindere dall'andamento del resto dell'Eurozona. Il ministro dell'Economia, Philipp Rösler, ha riconosciuto in un'intervista al "Wall Street Journal", che il ritorno a una forte crescita dipende dalla stabilizzazione dell'area dell'euro, la cui crisi ha frenato soprattutto gli investimenti delle imprese. Secondo Rösler, che è anche il leader del partito liberale, il partner minore della coalizione di Governo, «non siamo alla fine della crisi, ma all'inizio della fine» della crisi dell'Eurozona. Le imprese tedesche hanno comunque continuato nei loro piani di ristrutturazione: secondo indiscrezioni di stampa, la Siemens taglierà 7mila posti di lavoro.

La Bundesbank intanto resta «vigile» sulla possibilità della formazione di una bolla speculativa in Germania nel settore immobiliare. La crescita dei prezzi degli immobili ha perso vigore, osserva il bollettino mensile, essendo risultata del 5% nel 2012, in linea con l'anno precedente, ma gli aumenti si stanno diffondendo al di fuori dei grandi centri urbani. I prezzi delle case nuove sono aumentati del 7%, contro il 10% del 2011. Per ora, comunque, per la Buba «non c'è una bolla su scala nazionale» negli immobili.

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