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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 18:18.
Bonus fiscali del 50% ristrutturazioni e del 55% sul risparmio energetico estesi fino al 2015 insieme all'impegno ad esaminare con i Comuni la possibilità di eliminare l'Imu sugli immobili invenduti delle imprese e all'annuncio di una nuova riunione del Cipe con opere per 12 miliardi, prima della fine del mandato di governo. Sono i passaggi principali toccati da Mario Monti nel secondo degli incontri organizzati dall'associazione nazionale dei costruttori (Ance) con i principali protagonisti della campagna elettorale. Come Silvio Berlusconi, anche Monti alla fine ha declinato l'invito del presidente dell'Ance Paolo Buzzetti a siglare formalmente l'addendum per l'edilizia: il documento in quattro punti messo a punto dai costruttori per rilanciare i cantieri (pagamenti, accesso alla casa, investimenti su scuole e infrastrutture, città).
«Sono d'accordo quasi su tutto - ha spiegato Monti, - ma non posso firmare per due ragioni: primo perché mi ricorda un certo "contratto con gli italiani". Secondo - ha aggiunto incassando anche un applauso - perché una delle ragioni che ha portato all'esplosione del debito pubblico italiano sono le troppe promesse fatte dai politici alle singole categorie».
Ai costruttori Monti ha ricordato gli interventi del governo sull'edilizia - dall'aumento degli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni, al piano città, dai project bond alla sterilizzazione dell'Iva sull'invenduto - rivendicando lo «sblocco di opere per 37 miliardi» e provando così a dribblare l'obiezione di un eccessivo rigore sui conti (e sul patto di stabilità) che, secondo la ricostruzione dell'Ance, tiene bloccate risorse per 13,3 miliardi nei cassetti dei Comuni, di cui 4,7 destinati al pagamento di lavori già effettuati dalle imprese.
Un nervo scoperto per i costruttori che vantano un credito di circa 19 miliardi nei confronti della Pa, sui 70 complessivi. Su questo punto Monti ha promesso l'impegno a sbloccare subito, ma «con l'ombrello europeo», 30 miliardi di pagamenti arretrati. «Dobbiamo far capire che si tratta di "deficit nascosto " ha spiegato il professore - e ottenere, come per gli investimenti, l'esclusione dal patto di stabilità. Ma è chiaro - ha concluso - che tutto dipende dalla credibilità della "faccia" che andrà a Bruxelles a trattare di questi temi».
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