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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2013 alle ore 09:25.

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ROMA - La presenza di carni equine non dichiarate in etichetta e riscontrata in alcuni prodotti alimentari in commercio non comporta rischi per la salute dei consumatori. In questa fase, ha spiegato ieri alla stampa la Commissione europea, le autorità nazionali identificano gli eventuali casi di frode, e su questi si scambiano informazioni. In ogni caso, per ora, «non è stato fatto scattare alcun sistema di allarme rapido, non trattandosi di un'emergenza sanitaria».

Dopo il primo caso scoppiato due settimane fa in Gran Bretagna, con il ritrovamento di alcune confezioni di lasagne Findus contenenti tracce di carni equine in aggiunta a quelle bovine, resta il fatto che l'allarme si è diffuso a macchia d'olio in tutta Europa. E dopo avere toccato una quindicina di paesi – Italia compresa, dove Nestlé ha ritirato dagli scaffali ravioli e tortellini di manzo a marchio Buitoni – lo scandalo è arrivato in Asia. In particolare a Hong Kong, dove ieri le autorità locali hanno ordinato alla catena di supermercati ParknShop di ritirare le lasagne Findus importate dalla Gran Bretagna e prodotte dalla compagnia francese Comigel.

In Italia, i Carabinieri dei Nas proseguono le attività di controllo avviate per verificare l'eventuale presenza fraudolenta di carne di cavallo in prodotti etichettati come a base di manzo. L'obiettivo è raccogliere 250 campioni su tutto il territorio nazionale, sottoponendoli a test che nel giro di una settimana dovrebbero far emergere eventuali contraffazioni e, nei casi di positività, accertare se le carni derivano da animali ai quali sono stati somministrati farmaci come quelli dopanti.
Intanto, le associazioni dei consumatori mettono le mani avanti e chiedono risarcimenti per chi ha comperato prodotti anche solo sospetti. «Chi ha acquistato confezioni ritirate dal commercio – ha spiegato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – ha diritto a un indennizzo, anche in assenza di pericoli per la salute umana».

Sulla stessa lunghezza d'onda un'indagine Coldiretti-Swg, secondo la quale sei italiani su dieci considerano le frodi alimentari addirittura più gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari. La stessa indagine, inoltre, indica la richiesta diffusa di un inasprimento delle pene per i colpevoli. Per oltre il 90% degli italiani, poi, dovrebbe essere obbligatoria l'indicazione in etichetta dell'origine delle materie prime agricole impiegate in tutti gli alimenti. Una priorità, questa, per il 71% dei cittadini europei, aggiunge la Cia ricordando gli ultimi dati Eurobarometro.

Per questo, «ora bisogna cogliere le indicazioni che arrivano dalla popolazione e accelerare i tempi di Bruxelles sulla tracciabilità alimentare, cominciando proprio dall'estensione dell'obbligo di origine per ogni tipo di carne, e non più solo quella bovina».
«Il problema non riguarda la salute del consumatore – sottolinea comunque il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua – Questo va ribadito perché non vogliamo che il clamore mediatico di questi giorni vada a scapito di tutte le aziende in regola che fanno e commercializzano ottimi prodotti. Siamo in presenza di una frode, di fronte alla quale non ci resta che attendere gli esiti delle autorità. Per il resto, le etichette non possono essere il rimedio alle frodi».

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