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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2013 alle ore 06:41.

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CITTÀ DEL VATICANO
La lotta agli abusi sessuali compiuti da ecclesiastici negli anni passati, e le responsabilità presunte di "coperture", entra sempre più nell'agenda del pre-Conclave. Due giorni fa il cardinale di New York, Timothy Dolan, che è anche presidente della Conferenza Episcopale Usa – uno dei nomi considerati autorevoli per la successione di Benedetto XVI – è stato ascoltato in una lunga deposizione a porte chiuse sui presunti abusi sessuali commessi da sacerdoti nell'arcidiocesi di Milwaukee quando era lui il vescovo, dal 2002 al 2009. Il porporato è stato interrogato dagli avvocati che rappresentano circa 500 persone che hanno denunciato abusi. I legali vogliono sapere in che momento il cardinale Dolan – che un portavoce ha ribadito essersi reso pienamente disponibile con i magistrati – nella sua veste di arcivescovo di Milwaukee, venne a sapere delle accuse rivolte contro alcuni preti e con quale rapidità rese pubbliche le accuse. «Il cardinale ha avuto l'attesa opportunità di parlare della decisione assunta nove anni fa a Milwaukee di rendere pubblici i nomi dei preti che avevano abusato di bambini», ha affermato il portavoce del porporato. E prosegue anche il caso americano dell'ex arcivescovo di Los Angeles, cardinale Roger Mahony, che domani testimonierà in tribunale. Mahony è oggetto di una petizione affinché non partecipi al conclave, ma anche nel Sacro Collegio che chi avanza dubbi sull'opportunità di un suo arrivo a Roma. E sale la tensione anche in Irlanda. Le vittime degli abusi compiuti da preti cattolici chiedono che il primate, cardinale Sean Brady, non vada a Roma per l'elezione del nuovo Papa, rivela il Times, che cita delle testimonianze: «Non dovrebbe osare presentarsi – ha detto Christine Buckley, che guida il centro anti-abusi di Dublino – penso che sia sconvolgente il fatto che per lui sia normale andare a Roma». Il cardinale Brady, 73 anni, ha resistito ai numerosi inviti a dimettersi che gli sono arrivati da quando è emerso che non avrebbe rivelato gli abusi compiuti da un sacerdote. E un'ondata di proteste, soprattutto dalle associazioni gay e dalle vittime degli abusi, si è abbattuta su Peter Turkson, cardinale ghanese di Curia (tra i favoriti) che in un'intervista alla Cnn aveva assimilato in qualche modo i pedofili agli omosessuali.
Ieri in un briefing il portavoce padre Lombardi non ha fornito particolari sul Motu Proprio a cui sta pensando il Papa per creare le condizioni giuridiche per un anticipo del Conclave, che altrimenti dovrebbe iniziare il 15 marzo. La data d'inizio «viene stabilita dalla congregazione dei cardinali in sede vacante, quindi non esiste una possibilità di dire in anticipo la data prima di una decisione». E anche sulle ricorrenti indiscrezioni circa il "dossier" consegnato al Papa il 17 dicembre dai tre cardinali incaricati di indagare su Vatileaks, Lombardi ha ribadito: «Non aspettatevi commenti, smentite o conferme di quanto venga detto su questo tema».
Finiti gli esercizi spirituali – "condotti" dal cardinale Ravasi – Benedetto XVI domani saluterà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in vista privata. Poi, mercoledì prossimo l'ultima udienza generale a piazza San Pietro: si sono già registrate 30mila persone. E giovedì, ultimo giorno del pontificato, nella mattina l'incontro con i cardinali presenti a Roma e il pomeriggio la partenza per Castelgandolfo: a salutarlo nel cortile di San Damaso il segretario di Stato, cardinale Bertone, e all'eliporto il Decano, cardinale Sodano.
E intato arrivano delle indicazioni sul numero degli elettori in Conclave: secondo Asianews – agenzia del Pime – saranno 116 e non 117, come previsto dall'elenco ufficiale, i cardinali nella cappella Sistina. Il 78enne cardinale indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja, arcivescovo emerito di Jakarta infatti non sarà presente – per scelta «libera e personale» – a causa dei suoi problemi di salute fisica. Il quorum per l'elezione resta a «quota 78».
Sul toto-Papa da registrare la dichiarazione del cardinale australiano George Pell, arcivescovo di Sydney, il quale ritiene che il nuovo pontefice sarà italiano. Mentre il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, riunitosi ieri sotto la presidenza del ministro Annamaria Cancellieri, ha deciso di rafforzare i controlli sugli obiettivi sensibili in previsione del grande afflusso di pellegrini per il Conclave.
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