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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2013 alle ore 17:34.

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A innescare la reazione istituzionale della Confederazione è stata Ada Marra, giovane deputata socialista eletta nel Canton Vaud e rappresentante del Parlamento Confederale di Berna. «Sono rimasta molto impressionata dalle dichiarazioni del candidato premier Berlusconi– spiega Ada Marra al Sole 24 Ore.com – perché rappresentava una situazione contabile già definita nel dettaglio, 20-25 miliardi di gettito dall'accordo Rubik. Allora ho deciso di interpellare il ministro delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf, considerato che sono membro della Commissione economia del Parlamento, eppure non avevo mai visto né un'ipotesi di accordo né tantomeno una quantificazione dell'una tantum da versare all'Italia».

La risposta del ministro, che fino allo scorso anno era pure presidente della Confederazione – carica a rotazione tra i 7 membri del Governo svizzero – non si è fatta attendere, smentendo in modo circostanziato l'imminente firma dell'accordo, spiegando che il negoziato sconta le incertezze del quadro politico italiano e indicando come prima data possibile dell'entrata in vigore dell'accordo, se mai andasse a buon fine, il 2015. «Mi lasci però sottolineare – aggiunge il deputato Ada Marra – che Berlusconi per una sua finalità che non voglio discutere e che non mi interessa ha però preso in ostaggio un Paese e un accordo internazionale. Non è cosa da poco, anzi penso che sia una cosa gravissima»

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