Per l'Italia un sentiero stretto

Le previsioni dell'Unione europea collimano con quanto hanno già decretato tutti gli analisti domestici per il futuro prossimo del nostro paese, a cominciare dalla Banca d'Italia: anche il 2013 sarà un anno di recessione con una flessione media del Pil pari almeno all'uno per cento. Il meno uno, purtroppo, ci tocca in sorte per effetto di un calo dell'attività produttiva, avvenuto nell'ultimo trimestre del 2012, che si è rivelato decisamente superiore alle attese. E' "l'acquisito", ovvero l'eredità statistica del 2012, che ha costretto gli economisti a rivedere all'ingiù le loro previsioni. In buona sostanza, dopo oltre quattro anni dall'inizio della crisi mondiale l'Italia è ancora nel pieno della recessione, anche se molti (e le stime dell'Unione Europea ne danno conferma) vedono la fine della crisi come una possibilità destinata a materializzarsi nella seconda parte dell'anno.

Prospettive incerte
Ma il quadro complessivo è ancora estremamente debole e fragile:il mercato del lavoro è bruscamente peggiorato sul finire del 2012, la fiducia delle famiglie, che pure nel dato di febbraio segnala una risalita, si colloca appena al di sopra del suo minimo storico. Non basta: anche le condizioni del credito sono in questa fase molto strette, per i timori delle banche sulla solvibilità della propria clientela. In questo contesto, come ha sottolineato il capoeconomista e vicesegretario generale dell'Ocse, Piercarlo Padoan, a proposito delle preoccupazioni per il dopo-voto in italia, i mercati considerano con grande attenzione le prospettive di prosecuzione dell'aggiustamento, sia quello fiscale sia quello realizzato sul terreno delle riforme strutturali, ritenendoli dei pre-requisiti essenziali per il ritorno alla crescita economica. «Con le elezioni l'Italia potrebbe diventare un tema di incertezza se le riforme economiche non dovessero essere proseguite» ha chiarito, senza possibilità d'equivoco, il presidente del Fondo salva-stati Esm, Klaus Regling.

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