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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2013 alle ore 13:57.

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FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Gli Stati Uniti cercano di stringere le maglie delle sanzioni all'Iran, coinvolgendo la Banca centrale europea. La mossa rischia però di compromettere quello che finora è stato un fronte unito fra Europa e Usa nell'adottare restrizioni contro il regime di Teheran.
Una proposta di legge che potrebbe essere presentata al Congresso la prossima settimana, sostenuta da parlamentari sia repubblicani che democratici, punta a chiedere alla Bce di impedire che banche e società iraniane utilizzino Target2, il sistema di pagamenti cross-border dell'istituto di Francoforte. Le sanzioni già imposte dagli Usa infatti hanno pressoché bloccato la possibilità di entità iraniane di svolgere attività di pagamento, legate all'esportazione di petrolio, in dollari. L'Iran riuscirebbe invece tuttora a completare transazioni in euro, usando il sistema Target2, seppure in modo indiretto, utilizzando importanti somme accumulate in euro prima dell'introduzione delle sanzioni e detenute all'estero. Questi euro vengono scambiati, secondo i proponenti della nuova legislazione negli Stati Uniti, con le valute locali nei Paesi con i quali Teheran continua a fare affari. Secondo fonti del Congresso, la proposta di legge prevederebbe sanzioni contro le istituzioni finanziarie che conducono operazioni su Target2, il cui beneficiario finale sono entità iraniane.
La Bce ha replicato che non ha poteri di introdurre sanzioni proprie, ma solo di applicare quelle decise dall'Unione europea e lo sta già facendo. Inoltre, ha precisato che nessuna transazione illecita passa attraverso Target2.
L'iniziativa americana fa seguito a un'analoga mossa dello scorso anno quando una proposta di legge in Congresso che minacciava sanzioni contro la Swift, il sistema interbancario di pagamenti, ha portato all'esclusione delle banche iraniane dal network.
Il caso della Bce tuttavia è diverso: si tratta infatti di una istituzione europea soggetta alla legislazione della Ue. Ogni tentativo degli Usa di interferire rischierebbe di provocare una reazione a Bruxelles e di incrinare l'unità d'azione transatlantica contro l'Iran.

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