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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 15:49.

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Nuovo stop tecnico per i cacciabombardieri F-35 alle prese con una serie di difficoltà e ritardi che sta mettendo in discussione in molti Paesi l'acquisizione del cacciabombardiere statunitense. Il Pentagono ha infatti stabilito ieri il blocco dei voli dei 23 jet che, nelle tre varianti previste, sono già in valutazione presso alcuni reparti di Aeronautica, Marina e Marines dopo che un controllo di routine ha rivelato una frattura in una delle pale delle turbine presenti nel motore di un velivolo testato nella base Edwards. Si tratta, di una "misura precauzionale" ha fatto sapere il dipartimento della Difesa che ha aperto un'inchiesta che coinvolge Lockheed Martin e Pratt & Whitney, produttori rispettivamente del velivolo e del motore. A metà febbraio gli F-35B, versione a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl) che costituirà anche un terzo della flotta Italiana (30 F-35B e 60 F-35A convenzionali), avevano ricevuto il via libera a riprendere i voli dopo uno stop forzato determinato il 18 gennaio da "improprio fissaggio della bocchetta per il carburante".

I guai tecnici dell'F-35 sono del resto comuni a tutti i nuovi mezzi, specie ai velivoli di nuova generazione che adottano soluzioni e tecnologie innovative. Il programma ha però assunto un elevato valore politico sia a causa delle implicazioni industriali e strategiche sia per i costi che sembrano ormai fuori controllo e che hanno indotto il Canada a riaprire la gara per un nuovo jet e molti altri Paesi a "congelare" o ridurre le commesse. L'ultimo rapporto redatto del Pentagono evidenzia infatti un'ampia gamma di ritardi nel programma e problemi tecnici che contribuiscono ad aumentare i costi e a gettare più di un'ombra sulle qualità del "jet fighter di quinta generazione" specie dopo che emersa una vulnerabilità del serbatoio di carburante ai fulmini che impone di agli F-35 volare ben lontani dai temporali.

Per ora molti Paesi che hanno aderito al programma prendono tempo in attesa di vedere la soluzione delle difficoltà tecniche e soprattutto per evitare di acquistare I velivoli di pre-produzione, più cari di quelli di serie disponibili tra qualche anno. La Gran Bretagna, che con Bae Systems è partner di primo livello di Lockheed Martin nello sviluppo dell'aereo, deciderà solo nel 2015 quanti aerei ordinare, ma la sua commessa è già scesa da 138 a 40 macchine e forse acquisirà solo quelli necessari alle sue future portaerei. Norvegia, Olanda e Turchia prendono tempo e l'Australia valuta di acquistare 24 Boeing F-18 Super Hornet, modernissimi ma che utilizzano tecnologie già consolidate e affidabili.

In Italia, dove il numero di aerei è stato ridotto da 131 a 90 dal governo Monti, il dibattito sul'F-35 non è andato oltre una contrapposizione "ideologica" tra le esigenze della Difesa che vuole l'aereo per restare al passo con gli statunitensi e un'opposizione pacifista che li rifiuta in quanto spesa militare, ignorando così la necessità di rimpiazzare i 160 cacciabombardieri Tornado e Amx dell'Aeronautica e gli Harrier della Marina oggi in servizio. Questi ultimi sono di fatto gli unici a dover per forza di cose essere rimpiazzati dall'F-35B, unico nuovo aereo con caratteristiche Stovl necessarie per operare dalla portaerei Cavour.

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