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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 08:12.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La Commissione europea è stata costretta ieri a rivedere al ribasso le sue stime di crescita per il 2013, a quattro mesi dalle ultime previsioni. Le nuove proiezioni hanno indotto l'esecutivo comunitario a non escludere l'ipotesi di un ulteriore rinvio degli obiettivi di bilancio per i Paesi più fragili - Francia e Spagna in testa - in un momento in cui l'elevata disoccupazione e le tensioni sociali influenzano la strategia economica nella zona euro.
Secondo le nuove stime, l'economia dell'Unione monetaria mostrerà quest'anno una contrazione dello 0,3% (rispetto a una crescita stimata in autunno dello 0,1%). Nel 2012 la recessione è stata dello 0,6 per cento. «Il graduale assorbimento degli squilibri finanziari ed economici continua a pesare sulla crescita economica nel breve termine», ha spiegato ieri il commissario agli Affari economici Olli Rehn.
Molti Paesi sono difficoltà. Mentre Londra ieri ha perso la tripla A, dopo la decisione di Moody's di tagliare il rating del debito sovrano britannico (vedi articolo in pagina), la Francia, per esempio, non riuscirà quest'anno a ridurre il deficit sotto il 3% del prodotto interno lordo, come promesso ai suoi partner europei. Secondo la Commissione, il disavanzo francese sarà del 3,7 per cento. Nel contempo, il Paese ha fatto grandi sforzi sul fronte strutturale, portando quest'ultimo parametro al 3,3% del Pil nel 2012, dal 4,5% del 2011 e dal 5,8% del 2010. Resta che il pareggio di bilancio anche in questa ottica rimane lontano.
Il caso spagnolo è ancora più drammatico. La Spagna aveva come obiettivo nel 2012 un deficit del 6,3% del Pil. Il risultato finale è stato del 10,2%, al lordo di ricapitalizzazioni bancarie che sono costate il 3,2% del pil. Per quanto riguarda il 2013, l'obiettivo è un disavanzo del 4,5 per cento. Sarà probabilmente del 6,7%. Infine per il 2014 l'esecutivo comunitario stima un deficit spagnolo al 7,2% rispetto a un obiettivo del 2,8 per cento.
La Spagna, che ha già goduto di un rinvio di un anno degli obiettivi di bilancio, ha chiesto un ulteriore margine di manovra, non fosse altro perché la sua disoccupazione giovanile ha superato il 50 per cento. Ieri la Francia ha fatto altrettanto. Da Parigi, il ministro delle Finanze Pierre Moscovici ha spiegato che il suo Paese non intende «aggiungere l'austerità alla recessione», precisando che dal suo punto di vista «le condizioni sono riunite» per rinviare l'obiettivo di bilancio.
Rehn ha cercato di trovare un equilibrio tra le evidenti difficoltà francesi o spagnole e l'esigenza di preservare la credibilità del risanamento dei conti pubblici nella zona euro: «Se eventi economici negativi e inattesi, con importanti conseguenze sfavorevoli alle finanze pubbliche dovessero emergere, allora il Patto di stabilità e di crescita permetterebbe di spostare al 2014 gli obiettivi di bilancio». Lo stesso probabilmente varrà per la Spagna, e possibilmente anche per il Portogallo. Il commissario, tuttavia, ha ricordato che la salute economica della Francia è «al cuore della stabilità di tutta la zona euro» e ha chiesto al Paese di raccogliere «la sfida di competitività» a cui deve far fronte la sua economia, adottando «sforzi di bilancio» e «riforme strutturali». Da Berlino, il braccio destro del cancelliere Angela Merkel, il deputato democristiano Michael Fuchs, non ha esitato a definire la Francia un Sorgenkind, «un bambino a problemi».
Infine, è da notare che la Commissione ieri è stata particolarmente critica nei confronti del Belgio. Il Paese ha mancato nel 2012 il suo obiettivo di bilancio del 2,8% del Pil, registrando un deficit del 3 per cento. Rehn ha esortato il governo Di Rupo a raggiungere l'obiettivo di disavanzo del 2,15% del Pil nel 2013 (la stima dell'esecutivo comunitario è del 3%). L'uomo politico finlandese ha fatto notare che lo sforzo strutturale del Belgio è stato pari «a metà di quello che gli era stato richiesto».
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Le scadenze sono state modificate in seguito alla crisi economica e finanziaria, in modo da rafforzare la sorveglianza macroeconomica e fiscale degli Stati membri, in armonia con la nuova architettura di governance economica. Le previsioni si concentrano sui Paesi dell'Unione, sull'area euro e la Ue nel suo insieme, ma includono anche scenari per Paesi candidati e alcuni Paesi extraeuropei. Ogni previsione, che esamina 180 variabili, guarda a un orizzonte di due anni, l'anno corrente e quello successivo

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