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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2013 alle ore 09:31.

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NEW YORK – "Sequester", già la definizione è sinistra, si riferisce ai tagli automatici di spesa per 85 miliardi di dollari nel 2013 che scatteranno il prossimo primo di marzo in mancanza di un compromesso fra democratici e repubblicani per ridurre il disavanzo pubblico.

E dunque questo fine settimana, l'America è in panne, preoccupata, affranta dall'idea che fra pochi giorni possano mancare fondi federali per la gestione di quasi tutte le attivita' operative in cui e' coinvolto il governo. L'impatto sull'economia? Un taglio del 9% delle spese discrezionarie e del 13% delle spese per la Difesa. Questo si tradurrà in un impatto negativo sul Pil calcolato fra l'1 e l'1,5%. Del resto gia' il quarto trimestre ha segnato una contrazione dello 0,1% dovuta esclusivamente al fatto che molti ministeri e agenzie pubbliche avevano cominciato a tirare i remi in barca in previsione della prima scadenza, poi rimandata in extremis, alla fine del 2012. Ma le stime macro non ci danno la misura del caos in cui potrebbe precipitare il paese.

Le linee aeree hanno gia' organizzato incontri di emergenza per prepararsi al peggio, alla riduzione di personale addetto alle torri di controllo e di quello per la sicurezza, con conseguenti ritardi e nella peggiore della ipotesi l'eliminazione di migliaia di voli. Lo stesso vale per gli ospedali pubblici, per i pompieri, per agenzie federali come quella per i controlli sanitari alimentari che prevede 1.200 ispezioni in meno con il pericolo di far passare prodotti avariati e di epidemie. Ma la ricaduta e' anche sui centri di ricerca sanitaria nazionale. Francis Collins, il direttore della NHS ha stimato che il 5% dei fondi potrebbe sparire: "Abbiamo 27 centri di ricerca – ha detto Collins – questo vuol dire che centinaia di ricerche potrebbero essere annullate e centinaia di ricercatori licenziati". La Epa, l'agenzia per l'ambiente, potrebbe a sua sospendere 2000 ispezioni ambientali, con pericoli di inquinaemnti e ricadute devastanti in termini di costo e di rischio per la popolazione. Lo stesso vale per l'agenzie per il controllo delle scorie atomiche che avra' un taglio di 6 miliardi di dollari e per la National Oceanic and Atmopsheric Administration. In quel caso la stima e' per la perdita di 1.400 contrattisti, 2,600 dipendenti e la cancellazione di 2.700 proposte di lavoro. La National Science Foundation potrebbe perdere 1000 progetti di ricerca che si tradurranno secondo Sandra Subresh in 12.000 ricercatori senza lavoro.

L'impatto piu' forte sara' sul Pentagono. Le stime parlano di centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio. Un esempio? A Hampton Road, in Virginia, una localita' che da sempre vive grazie alla domanda delle basi navali di Norfolk si abbattera' un tornando di tagli per il 17% del totale di quelli previsti dal Pentagono. Conseguenza sull'indotto? Una perdita di 200mila posti di lavoro nella Virginia Settentrionale fra occupati direttamente dal Pentagono e aziende che lavorano per le basi o per il ministero della marina militare.

Ma il Pentagono ha gia' dato un stima che fa rabbrividire: se entro quattro giorni non cambiera' nulla si metteranno in cantiere licenziamenti per 400.000 persone entro il mese di aprile.
Come se ne puo' uscire? Con un compromesso fra Obama e i repubblicani. L'obiettivo doveva essere di ridurre alcune delle spese sociali, ma grazie alla sua vittoria elettorale Obama chiede di piu': meno tagli alle spese sociali e nuovi aumenti delle tasse. I repubblicani sono furiosi. Ma la dimensione locale del rischio economico fara' miracoli: nessuno vuole essere accusato di aver contribuito alla perdita di posti di lavoro nella propria circoscrizione per una rigidita' dottrinale.

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