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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2013 alle ore 12:07.

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Ammonta a una cinquantina di miliardi. E, nel pieno dell'era della spending review, viene definita "inesplorata". Si tratta della spesa per beni e servizi sostenuta dalla pubblica amministrazione che a tutt'oggi risulta non gestita con metodi di razionalizzazione (come quelli adottati dalla Consip) per verificare la possibilità di realizzare risparmi. Che, sulla carta, potrebbero raggiungere il 10% dell'intero flusso garantendo almeno 5 miliardi di risorse alla asfittiche casse dello Stato e facendo così salire l'asticella dei risparmi Consip dai 5-7 miliardi attesi a fine anno a quota 12 miliardi.

Lente su spese della Difesa, manutenzioni e costi del "facchinaggio"
Un'operazione non facile visto che la torta di questi 50 miliardi è a dir poco variegata. Ci rientrano, ad esempio, voci come "aggi su riscossione" o "commissioni titoli", non facilmente gestibili con un approccio centralizzato come quello della Consip. Ma sono comprese anche le spese per la Difesa o acquisti di importo più limitato come "manutenzioni", "facchinaggi" e via dicendo. Una vera azione di setaccio, almeno fin qui, non però è mai stata tentata. E così ancora alla fine del 2012 due terzi delle uscite per forniture (secondo stime di pre-consuntivo della Consip) risultavano escluse dal programma di razionalizzazione gestito dalla società controllata dal Tesoro con vari strumenti: dalle convenzioni al mercato elettronico passando per le gare.

La Pa spende per forniture 136 miliardi l'anno
Lo scorso anno, in particolare, dei circa 136 miliardi di uscite della Pa per forniture non più di 30,1 miliardi sono stati trattati con il metodo Consip (con una crescita comunque di 1,3 miliardi rispetto ai 28,8 miliardi del 2011). Grazie agli interventi di spending review varati dal governo dei tecnici lo scorso anno a fine 2013 il flusso di spesa per gli approvvigionamenti della Pa presidiato da Consip dovrebbe salire a circa 40 miliardi. In ogni caso si tratterebbe di meno della metà dei circa 91 miliardi che compongono la lunga onda della spesa per consumi intermedi. Ai quali occorre aggiungere altri 44,6 miliardi di uscite "intoccabili" per prestazioni sociali in natura (come la medicina convenzionata o quelle comunque riconducibili alla spesa sociale) per arrivare ai circa 136 miliardi dell'intero pianeta delle forniture.

Sale a 12,7 miliardi la spesa sanitaria presidiata da Consip
Il Tesoro, anche in previsione di eventuali nuovi interventi a tutela dello stato di salute dei conti pubblici anche in considerazione della necessità di centrare a fine 2013 il pareggio di bilancio concordato con Bruxelles, ha da tempo acceso i riflettori su tutto il flusso dei 91 miliardi della pesa per consumi intermedi. Con una particolare attenzione alla spesa sanitaria, già oggetto negli ultimi mesi di diverse misure improntate alla spending review. E i primi effetti di questi interventi sono riscontrabili nelle stime di pre-consuntivo della Consip: la spesa degli enti del Servizio sanitario nazionale presidiata con il metodo della società controllata dal Mef sarebbe salita dagli 11,6 miliardi del 2011 a 12,7 miliardi. In altre parole il 44% dell'intera spesa per beni e servizi del comparto sanitario (in tutto circa 28,4 miliardi) risulterebbe gestita con metodi Consip, che peraltro sulla base degli attuali strumenti di spending review, potrebbero essere estesi a non più di 16,8 miliardi e quindi a poco più della metà del flusso complessivo.

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