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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2013 alle ore 16:25.

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Ci fu una volta, quasi otto secoli fa, che un conclave, il primo della storia con questo nome perchè il primo in cui i cardinali vennero chiusi a chiave (clausi cum clave), durò circa tre anni così da restare il più lungo della storia della Chiesa, oltre che famoso per lo scoperchiamento della sala del palazzo arcivescovile di Viterbo, dove i cardinali erano riuniti, per spingerli a decidersi.

Per la precisione si ebbe una Sede vacante di 1006 giorni, conclusa il primo settembre del 1271 con l'elezione di Tebaldo Visconti (arcidiacono di Liegi che era allora, tra l'altro, in Terra Santa per la Crociata) che prese il nome di Gregorio X e fu incoronato a marzo dell'anno dopo, al suo ritorno a Roma. Non sorprende quindi che due anni dopo, durante il Concilio di Lione, questi promulgasse la costituzione apostolica "Ubi periculum", documento con cui la Chiesa istituisce ufficialmente il Conclave e ne stabilisce regole durissime, poi cambiate con tempo.

Alla morte di Clemente IV, il 29 settembre del 1268, i cardinali, in tutto 17, erano divisi in due partiti, 7 o 8 filofrancesi e filoangioini, o guelfi, e una decina, due dei quali morirono durante il conclave, filotedeschi, o ghibellini. Tale divisione non era però la sola. I cardinali erano ulteriormente divisi e contrapposti per ragioni diverse, da quelle famigliari ad altre più personali, in almeno quattro fazioni, il che rendeva assolutamente difficile un qualsiasi accordo, che richiedeva comunque una maggioranza di due terzi degli elettori. O meglio, capitava che forse ne potessero trovare uno, come quando il cardinale Ottaviano degli Ubaldini propose l'elezione al papato di Filippo Benzi, priore generale dei Servi di Maria in odore di santità, il quale però, appresa la notizia, rifiutò tanto onore e responsabilità scappando di nascosto per andare a chiudersi in una grotta sul Monte Amiata che ancora oggi porta il suo nome. Pare che anche Bonaventura da Bagnoregio, settimo successore di San Francesco d'Assisi come generale dell'Ordine Francescano, abbia rifiutato in modo netto la sua possibile elezione.

A Viterbo nel frattempo la storia proseguiva il suo corso e accadevano anche fatti significativi come l'assassinio il 13 marzo 1271 per mano del cugino Guido di Montfort, Vicario per la Toscana di Carlo d'Angiò, di Enrico di Cornovaglia, nipote di Enrico III d'Inghilterra, durante una Messa nella chiesa di San Silvestro nel periodo di sosta viterbese del corteo funebre che riportava in Francia i resti di Luigi IX (morto a Tunisi nel corso dell'ottava crociata).

La città, col passare del tempo, non ne poteva più e il Podestà Alberto di Montebuono assieme al Capitano del Popolo Raniero Gatti, interpretandone lo sdegno e per sottrarre i cardinali alle forti pressioni esterne, il 1º giugno 1270 ordinarono la chiusura delle porte della città e chiusero i cardinali nella grande sala di quello che oggi si chiama Palazzo dei Papi per costringerli a decidersi. Dopo pochi giorni, per mostrarsi ancora più decisi, fu ordinato di ridurre le porzioni di cibo e di scoperchiare buona parte del tetto dell'aula in cui erano i porporati, cui in seguito furono comunque aperte anche le altre sale del palazzo, così che andarono avanti per ancora più di un anno. E, comunque, per giungere alla decisione dovettero alla fine delegare a una commissione, composta di sei cardinali elettori, il compito di scegliere il nuovo Papa, i quali trovarono sorprendentemente l'accordo, su quello che sarebbe diventato Gregorio X, in sole due ore.

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