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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2013 alle ore 00:54.

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C'è da giurare che a seguito di questa tornata elettorale nessuno vorrà fare il presidente della Camera. A maggior ragione se superstizioso. La poltrona in questione sembrerebbe portare sfortuna, dal momento che ha segnato la fine della carriera politica di nomi eccellenti: ultimo in ordine cronologico, Gianfranco Fini. Stessa sorte dei suoi predecessori: Bertinotti, Violante e Pivetti.

Fini resta fuori da Montecitorio insieme al suo partito Fli. Proprio come avvenne per Fausto Bertinotti che ha presieduto la Camera dal 2006 al 2008, ma poi non rientrò a Montecitorio perché Sinistra Arcobaleno non raggiunse il quorum del 4%.
La percentuale di Fli resta ferma allo 0,46%, un dato addirittura più basso di quello della Destra di Francesco Storace che si attesta sullo 0,6%. La coalizione di centro guidata da Mario Monti alla Camera si attesta al 10,54%, quindi supera il tetto del 10% previsto per le coalizioni. Lista Civica è all'8,3%. Non raggiungerebbe il 2% l'Udc che non supera l'1,8%, quindi - come vuole una delle clausole del Porcellum - il partito di Pier Ferdinando Casini avrebbe degli eletti alla Camera grazie al recupero del migliore resto. Di conseguenza, fuori da Montecitorio resterebbero Fini e i rappresentanti di Fli.

Restano fuori dalla Camera anche i deputati uscenti dell'Idv a iniziare da Antonio Di Pietro. La lista Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia rimane per ora fuori dal Parlamento: non è stato superato né lo sbarramento del 4% per la Camera né quello dell'8% per il Senato. Rimane solo la possibilità dei parlamentari eletti nella circoscrizione Europa dagli italiani residenti all'estero. Anche la lista di Stefania Graxi non supera lo sbarramento.

Franco Marini, ex presidente del Senato, ex segretario della Cisl, tra i fondatori del Pd, resta escluso da Palazzo Madama (era candidato in Abruzzo). Roberto Rao, Udc, stretto collaboratore di Pier Ferdinando Casini, non viene eletto al Senato nel Lazio. Escluso Mario Sechi, ex direttore del «Tempo«, candidato di Scelta civica in Sardegna. Enzo Moavero, ministro degli Affari europei, candidato con la lista Monti. Fuori pure Mauro Libé (Udc) e Giuliano Cazzola (lista Monti ed ex deputato Pdl). Roberto Natale, candidato di Sel al Senato in Umbria e Marche, ex presidente della Federazione nazionale della Stampa, non è eletto.

Sul fronte del centrodestra, resta escluso dal Senato Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Escluso dalla Camera Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud. Non eletto al Senato risulta Raffaele Lombardo, leader del Mpa (Movimento per le autonomie). Fuori Giuseppe Cossiga, figlio dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che era candidato con Fratelli d'Italia al Senato in Sardegna. Domenico Scilipoti, passato nella scorsa legislatura dall'Idv nelle file berlusconiane, é invece eletto al Senato in Calabria.

Tra gli schieramenti, restano fuori dalla Camera Rivoluzione Civile, Giannino e i Radicali.

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