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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 07:19.

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Le forze armate statunitensi si preparano al brusco impatto dei tagli indiscriminati alla spesa che potrebbero abbattersi sul bilancio del Pentagono dal 1° marzo. In assenza di un accordo tra Casa Bianca e Congresso, in questo anno fiscale verranno decurtati 46 miliardi di dollari, cioè un po' meno del 10% delle risorse assegnate alla Difesa.

Il generale Ray Odierno, capo di stato maggiore dell'esercito ed ex comandante in Iraq, ha ammonito che fino all'80% delle forze di terra potrebbero non venire addestrate per carenza di fondi, e questo comporterebbe un ritardo nell'avvicendamento delle truppe in Afghanistan. L'aeronautica potrebbe dover tagliare più di 200mila ore di volo, portando già da maggio i due terzi dei piloti ad avere un addestramento «sotto il livello accettabile di prontezza»', ha affermato il generale Mark Welsh, capo di stato maggiore dell'Air Force.

In vista dei tagli orizzontali alla spesa, la Marina ha posticipato l'invio della portaerei Harry Truman nel Golfo, dove ora è rimasta una sola portaerei, invece delle consuete due, nonostante le tensioni con l'Iran. La scure della "sequestration" non risparmierebbe neppure gli 800mila dipendenti civili del Pentagono, che potrebbero perdere un giorno di lavoro (e di stipendio) ogni settimana e per quasi sei mesi con una riduzione effettiva dello stipendio del 20% per un totale di 4,8 miliardi di dollari.

«Non c'è dubbio che la natura rigida di tagli forzati e la loro dimensione provocherebbe un'erosione della capacità di risposta del Pentagono», ha scritto in una nota Leon Panetta, segretario alla Difesa, precisando che gli impiegati eventualmente interessati dal provvedimento saranno informati con un mese di anticipo.

Negli Stati Uniti il dibattito sulle conseguenze (non solo sul comporto militare) della "sequestration" è molto acceso, e vede emergere molte richieste di scongiurare tagli che colpirebbero addestramento e retribuzioni del personale, sacrificando invece alcuni grandi programmi di acquisizione di nuove armi ed equipaggiamenti.

Lo propone anche Paul Barrett, su Bloomberg Businessweek, accusando senza mezzi termini il Pentagono di minacciare una grave crisi pur di proteggere un budget gonfiato e mal programmato.
L'analista lamenta che un taglio indiscriminato colpirebbe soprattutto il personale e le spese di esercizio ma in alternativa propone un piano in cinque punti, l'ultimo dei quali riguarda i tagli all'eccessiva burocrazia, sottolineando come solo il comando interforze di Washington sia passato dai 1.313 dipendenti del 2010 ai 4.244 dell'anno scorso. Gli altri 4 punti della proposta di Barrett, commentatore di punta di Bloomberg, riguardano tagli al "procurement", cioè all'acquisizione di nuovi mezzi. Primo tra tutti il cacciabombardiere F-35 evidentemente sempre meno compatibile, agli occhi di molti opinionisti su entrambe le sponde dell'Atlantico, con l'austerity. Valutando il forte incremento dei costi e i problemi tecnici ancora irrisolti il programma F-35 viene inserito tra quelli che potrebbero essere tagliati perché in realtà «le forze armate non ne hanno bisogno».

Una visione piuttosto semplicistica, che non tiene conto dei miliardi già investiti nel programma ma soprattutto del fatto che gli aerei da combattimento oggi in servizio giungeranno entro i prossimi anni alla fine della loro vita operativa, e dovranno venire rimpiazzati con nuovi velivoli. Lo stesso approccio "taglia e dimentica" viene utilizzato – è il secondo punto - nei confronti del programma dell'esercito per il nuovo veicolo da combattimento terrestre che nei prossimi anni verrà prodotto in quasi 2mila esemplari per equipaggiare brigate corazzate e medie dell'esercito a un costo previsto di 32 miliardi di dollari. Il mezzo è giudicato dai suoi detrattori troppo pesante e ingombrante (63 tonnellate) per i teatri operativi di tipo iracheno e afghano ma la proposta di taglio del programma non tiene conto di almeno un paio di aspetti.

Occorrerà comunque rimpiazzare nei prossimi anni gli attuali veicoli da combattimento Bradley, mentre nessuno è in grado di prevedere oggi quali tipologie di guerre saranno chiamati a combattere gli Stati Uniti tra il 20020 e il 2050, periodo nel quale presteranno servizio i nuovi Ground Combat Vehicle. Escludere a priori i conflitti convenzionali preparandosi solo a far fronte a operazioni anti-insurrezione potrebbe risultare un errore madornale per l'unica superpotenza planetaria.

Barrett – terzo punto - propone inoltre di rinunciare ad ammodernare i carri armati M-1 Abrams in base al principio che oggi non c'è il rischio di combattere grandi battaglie con i mezzi corazzati, e quindi è inutile aggiornare tali mezzi, così come si propone alla Marina – quarto punto - di rinunciare alle Littoral Combat Ship che mantengono ancora irrisolti alcuni problemi tecnici e il cui costo è lievitato a 440 milioni di dollari ad esemplare. Cancellarle senza adeguati sostituti però priverebbe la Us Navy di una componente rilevante concepita per rimpiazzare le navi del tipo fregate. Di fatto, se la "sequestration" rischia di colpire in modo selvaggio spese di gestione, addestramento e personale (la burocrazia eccessiva è il quinto punto nella lista di Bloomberg Businessweek), il taglio affrettato o "ideologico" di alcuni programmi di acquisizione potrebbe lasciare scoperto lo strumento militare statunitense in alcuni settori non certo secondari.

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