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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 23:17.

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Sembrava un forte vento del cambiamento quello che dalla rossa e bersaniana Emilia spirava verso Roma e precisamente via Sant'Andrea delle Fratte. Sembrava, ma in un giorno solo il forte vento è diventato una leggera brezzolina. Tant'è: si registra il rapido dietrofront del sindaco di Bologna, Virginio Merola, sulla questione dimissioni del suo segretario di partito Pier Luigi Bersani. In meno di 24 ore, il primo cittadino del capoluogo emiliano cambia idea e dopo avere chiesto per primo, forse dando voce al pensiero di molti, un rinnovamento alla guida del Pd, ieri sera ha smentito di averlo fatto e, rispondendo alla domanda di un giornalista di un'emittente locale «Bersani deve dimettersi?» ha risposto: «Assolutamente no».

Di fatto 24 ore prima Merola, bersaniano convinto, aveva però dichiarato: «Matteo Renzi credo sia la nostra possibilità di rinnovamento e di questo bisogna prenderne atto». Che abbia cambiato idea nottetempo, si sa che la notte porta consiglio, è ipotesi plausibile. Plausibile soprattutto dopo che dal partito arrivano linee piuttosto precise circa il futuro. Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Marco Monari è molto diretto (per la cronaca è compagno di banco di un altro roccioso bersaniano, il segretario regionale dei democratici Stefano Bonaccini): «Stop alle discussioni interne - dice - potrebbero ulteriormente allontanare gli elettori. I gruppi dirigenti dovrebbero avere la maturità per capire che a forza di discussioni e ipotetiche rese dei conti interne rischiamo di allontanarci dalle esigenze delle persone».

Il messaggio pare cogliere nel segno e, dopo il primo polverone emotivo in cui la testa del segretario sembrava pronta per essere offerta su un vassoio d'argento ai traditori, i granelli si posano e la calma impone il sangue freddo. Così Merola non vuole le dimissioni di Bersani, e tra qualche ora potrebbe cambiare idea anche il suo assessore Luca Rizzo Nervo, che quelle dimissioni le ha chieste dal suo profilo Facebook. Roberto Balzani, sindaco di un'altra roccaforte rossa della rossa Emilia, oggi analizza la nuova forma di democrazia liquida dei 5 Stelle e lascia cadere la questione della leadership del partito (ai microfoni di Radio24 aveva sposato la linea Merola del rinnovamento).
A Modena hanno un bel po' di gatte da pelare col congresso provinciale in cui si dovrà eleggere il nuovo segretario. Da rilevare che il numero due di Renzi (eletto alla Camera) Matteo Richetti è modenese, come il bersaniano segretario regionale Stefano Bonaccini. Due poteri forti che potrebbero 'scontrarsi' con un risultato che potrebbe prefigurare il futuro della corrente che prevarrà.

Infine va registrata la prima prova ufficiale di dialogo tra amministratori del Pd e dei 5 Stelle. Ieri il sindaco di Bologna, sempre lui, Merola, ha incontrato quello di Parma, il grillino Federico Pizzarotti: visita concordata in tempi non sospetti e relativa a questioni di viabilità. All'uscita dall'incontro nessuno dei due sembrava particolarmente provato: buon segno, e non serve un aruspice per interpretarlo.

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