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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 12:31.

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La mafia non ha votato. Non vuol dire che abbia dettato la linea. Semplicemente non ha fatto richiesta di voto consolidando – anche in queste votazioni politiche – un trend che prosegue da tempo.

C'è un'altra premessa da fare: per coloro che vengono condannati per mafia il giudice può stabilire la pena accessoria della cancellazione momentanea del diritto al voto e, dunque, nella conta dei numeri questo va sempre tenuto presente.

Quel che sorprende – in generale – è che la popolazione detenuta (anche per reati comuni) si è tenuta alla larga dalle urne che sono state allestite in sezioni speciali all'interno degli istituti penitenziari. È quanto emerge dalla rilevazione che il Sole-24 Ore online ha effettuato presso alcune carceri italiane.

Alta sicurezza
Nelle strutture che ospitano molti mafiosi, ai quali spesso viene applicato il regime del carcere duro, la scheda è stata quasi sempre lasciata nel seggio. A Parma, ad esempio, ultimamente salita agli onori della cronaca per la presenza di Bernardo Provenzano, soltanto 3 detenuti sui potenziali 389 italiani che potevano esercitare il diritto al voto, ha scelto di entrare in cabina.

A Tolmezzo (Udine) dove sono o sono stati reclusi – tra le altre cose – importanti pentiti di mafia, su una popolazione complessiva detenuta di 97 persone, soltanto 8 hanno votato. Nel carcere di Terni – dove Provenzano è stato detenuto prima del trasferimento – su 196 detenuti italiani aventi diritto al voto, solo 9 hanno fatto richiesta della scheda elettorale. Risalendo la penisola, a Opera (Milano), dove sono molti i mafiosi reclusi (di Cosa nostra e ‘ndrangheta) in 21 hanno votato su una popolazione complessiva (anche per reati comuni, dunque) di 954 italiani. Nel carcere palermitano di Pagliarelli hanno votato in 10 su 1.047 detenuti italiani. A Tempio Pausania (nella provincia sarda di Olbia-Tempio) su 114 detenuti (soprattutto per reati di mafia, visto che insieme al carcere di Nuoro, nell'ultimo mese, ha assistito al trasferimento di molti condannati), nessuno ha votato.

Reati comuni
I dati sopra evidenziati nelle strutture che ospitano molti detenuti al 41 bis o in alta sicurezza tengono presente - dunque – anche i detenuti per reati comuni (più o meno gravi). Se l'analisi si sposta sulle sole carceri che ospitano la popolazione che si macchia di reati non mafiosi, la musica non cambia: in pochi hanno votato.
A San Vittore (Milano), ad esempio, su 614 italiani aventi diritto al voto, solo 76 hanno ritirato la scheda elettorale. Se si scende in Sicilia e per la precisione a Palermo, nel carcere dell'Ucciardone, si registra l'affluenza più alta: 112 votanti su 435 aventi che potevano esercitare il diritto.
Per approfondimenti
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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