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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2013 alle ore 08:29.

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Joseph Ratzinger (77 anni)
Conclave 18-19 aprile 2005 – Scrutini: 4
Elettori: 115 – Quorum: 77 – Voto finale: 84

«Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore». Così esordisce il cardinale Joseph Ratzinger divenuto papa Benedetto XVI, la sera del 19 aprile 2005, davanti ai fedeli in piazza San Pietro. Aveva compiuto da poco 78 anni e rivestiva con papa Wojtyla il doppio ruolo di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l'ex Sant'Uffizio) e di decano del Collegio cardinalizio. Zizola, già citato prima, nel libro "Benedetto XVI – Un successore al crocevia" (pubblicato nel 2005 da Sperling & Kupfer) commenta: «La sua elezione non era una sorpresa. Egli era stato al centro della delicata transizione dopo un pontificato fuori norma di oltre ventisei anni. Contrariamente alla leggenda, era entrato papa in conclave e papa ne era uscito». Ma l'11 febbraio scorso, «per la sua età avanzata» o, come dirà lui stesso in latino, «ingravescente aetate» sentirà venir meno le forze «per esercitare in modo adeguato il ministero petrino».

Tornando alla primavera 2005, mentre papa Giovanni Paolo II, nella sua infermità, seguiva alla televisione la Via Crucis al Colosseo la sera del 25 marzo, aggrappandosi alla croce quasi come stampella della sua sofferenza, il cardinale Ratzinger guidava la processione del Venerdì Santo e denunciava la "sporcizia" che c'è nella Chiesa, anche nel sacerdozio. A distanza di quasi otto anni, Benedetto XVI, ritenuto un "papa conservatore", rinunciando al pontificato ha impresso «una svolta di grande modernità alla Chiesa, l'equivalente di una riforma conciliare», come ha scritto sul "Corriere della Sera" il direttore Ferruccio de Bortoli. E nella omelia del mercoledì delle Ceneri ha ripreso quasi gli stessi argomenti di quella Via Crucis, invitando i fedeli a vivere la Quaresima come tempo per «riflettere» su come «il volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l'unità e divisioni del corpo ecclesiale».

In dicembre Benedetto XVI era stato convinto dai suoi collaboratori a utilizzare anche Twitter come strumento di comunicazione: il suo profilo @Pontifex, in poco più di due mesi, ha registrato quasi 3 milioni di "followers". Ma per comunicare il suo addio al soglio di Pietro ha scelto di esprimersi con un testo di venti righe in latino.

L'11 febbraio il Concistoro dedicato agli 800 martiri di Otranto (uccisi dai turchi nell'agosto 1480, per avere rifiutato la conversione all'Islam) che saranno canonizzati in maggio, era trasmesso in diretta anche sul circuito televisivo interno del Vaticano. Ma a dare per prima la notizia della rinuncia di Benedetto XVI al pontificato è stata la vaticanista dell'Ansa Giovanna Chirri, che ascoltava il Papa dalla sala stampa vaticana, elaborando al volo la traduzione. Avuta la conferma della notizia dal direttore della sala stampa padre Federico Lombardi, la cronista – «con le gambe che mi tremavano da seduta, davanti al computer» come ha poi raccontato lei stessa - ha dettato il flash delle 11.46, che in pochi secondi ha fatto il giro del mondo.

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