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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 12:09.

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Alenka Bratusek (Afp)Alenka Bratusek (Afp)

Era l'area più ricca della ex Jugoslavia. È stato il primo Paese dell'Est Europa ad adottare l'euro nel 2007. Sono passati solo sei anni ma sembra un secolo: ora la piccola Slovenia spaventa l'Europa e rischia di dover chiedere il salvataggio Ue.

L'ultima puntata della crisi si è consumata ieri in tarda serata al Parlamento di Lubiana, che a larga maggioranza ha sfiduciato il premier conservatore Janez Jansa, travolto da uno scandalo di corruzione. Al suo posto è stata nominata Alenka Bratusek, esponente del centro-sinistra e prima donna a ricoprire questo incarico nella storia del Paese. Se neppure lei riuscirà a formare un Governo entro due settimane, saranno necessarie elezioni anticipate.

Le banche provocano il collasso
Quello sloveno è il dodicesimo Esecutivo dell'Unione europea caduto per colpa della crisi. In questo caso sono le banche la causa del collasso: l'impennata dei crediti in sofferenza (saliti a un allarmante 20% del Pil) ha costretto il Governo a varare un piano di emergenza che prevede una ricapitalizzazione da 4 miliardi per cercare di salvare l'intero sistema. La bufera finanziaria ha investito anche l'economia reale, con il Pil previsto in calo del 2 per cento quest'anno , il debito pubblico schizzato dal 16% nel 2008 al 59% stimato nel 2013 e la disoccupazione oltre il 12%, il livello più alto degli ultimi 14 anni. I numeri sono certo preoccupanti ma fotografano una situazione ancora rimediabile, se si pensa che il debito pubblico è ancora al di sotto del tetto di Maastricht.

Il possibile salvataggio europeo
Il premier designato ha dichiarato che il Paese riuscirà a uscire da questa situazione senza ricorrere agli aiuti di Bruxelles. La scommessa sta tutta nel salvataggio del sistema bancario, messo in ginocchio dalla recessione ma anche dalla cattiva gestione. Se la missione dovesse fallire, già si parla di un salvataggio da almeno 5 miliardi, nulla rispetto alle centinaia di miliardi prestati a Grecia, Irlanda e Portogallo, ma pur sempre una cifra ragguardevole per un'economia che ha un Pil di 35 miliardi. Il problema è rifinanziare circa 2 miliardi di debito in scadenza entra la metà dell'anno.

La crisi politica è degenerata lo scorso gennaio quando l'authorithy anticorruzione ha accusato il premier Jansa di aver nascosto al Fisco redditi per 210.000 euro. Si sono riviste proteste di strada, cosa che non accadeva dai tempi della lotta per l'indipendenza dalla ex Jugoslavia, e la coalizione non ha retto alle tensioni popolari. Così anche la piccola Slovenia, modello di oculata gestione macroeconomica e destinazione privilegiata di imprese del Nord-Est italiano, potrebbe finire commissariata da Bruxelles.

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