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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 08:08.

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Un morto e un ferito stamattina alle 4.40 all'Ilva di Taranto e la fabbrica, nel giro di quattro mesi, ripiomba in un nuovo giorno buio, mentre l'azienda ha giá fermato l'attivitá e i sindacati hanno proclamato 24 ore di sciopero. Ha perso la vita il 42enne Ciro Moccia, dipendente dell'Ilva, è rimasto ferito il 46enne Antonio Liddi, dell'impresa appaltatrice Mr. Sono precipitati all'interno della batteria nove delle cokerie da un'altezza di una decina di metri. L'impianto era fermo per i lavori di risanamento dell'Autorizzazione integrata ambientale. Moccia é morto poco dopo lo schianto al suolo, il compagno di lavoro é invece ricoverato nel reparto di ortopedia dell'ospedale di Taranto, Santissima Annunziata, e non corre pericolo di vita: 40 giorni la prognosi data dai medici per le diverse fratture riportate.

In serata il pm di Taranto Antonella De Luca ha fatto notificare otto avvisi di garanzia, con l'ipotesi di reato di omicidio colposo. I destinatari sono dipendenti dell'Ilva e dell'azienda d'appalto Mr. Tra gli indagati c'è anche l'attuale direttore dello stabilimento Ilva, Antonio Lupoli. Nelle comunicazioni giudiziarie si fissano per domani le operazioni peritali e gli inquisiti potranno nominare loro consulenti.

I due operai stavano intervenendo su un binario sul piano di carica della batteria. Erano sulla sommità dell'impianto perché il coke, che serve all'alimentazione degli altiforni, viene appunto caricato dall'alto. Pare che abbiano lasciato la passerella per scendere di una trentina di centimetri su una lamiera che costituisce la copertura della stessa batteria. Ed ha ceduto proprio la copertura sottostante la passerella, facendo precipitare i due operai all'interno della batteria. Si sta accertando se la copertura fosse effettivamente calpestabile o invece preclusa all'accesso in quanto non in grado di reggere. La Procura ha avviato un'inchiesta e accertamenti sono stati disposti, oltreché dall'Ilva, anche dall'Ispettorato del lavoro.

Le batterie, insieme alle cokerie, agli altiforni e alle acciaierie, rientrano nell'area a caldo del siderurgico che la Magistratura, lo scorso 26 luglio, ha posto sotto sequestro senza facoltá d'uso con l'accusa di disastro ambientale. L'Ilva ha comunque continuato a produrre per diversi mesi e dai primi di dicembre - per effetto del decreto, poi convertito in legge, che ha disposto che l'azienda possa continuare l'attivitá - é stata reimmessa nel possesso degli stessi impianti pur restando il loro sequestro. L'Autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dal ministero a fine ottobre allo scopo di abbattere le emissioni inquinanti, prevede il risanamento dell'area a caldo e le batterie delle cokerie rientrano appunto fra gli impianti da sottoporre a lavori. Giá una serie di batterie sono state fermate dall'Ilva nelle scorse settimane.

Il nuovo incidente mortale arriva a poca distanza dagli ultimi due. Vittime, altrettanti giovani lavoratori. Il 30 ottobre perse la vita l'addetto al Movimento ferroviario Claudio Marsella di Oria (Brindisi), rimasto schiacciato in una manovra di aggancio del convoglio che serve al trasporto interno; il 28 novembre, invece, il tornado che si é abbattuto sull'Ilva, provocando danni per qualche centinaio di milioni di euro, sdradicó dal suo basamento la cabina della gru sulla quale era all'opera, su uno sporgente portuale dell'azienda, il gruista Francesco Zaccaria, di Talsano, borgata di Taranto. La cabina fu scaraventata in mare dove, dopo qualche giorno di ricerca, fu trovata dai sommozzatori insieme al corpo dell'operaio che era rimasto intrappolato.

Ma i tre incidenti mortali, che fanno risalire, dopo anni di tregua, la curva dei gravi infortuni sul lavoro, si collocano anche in un contesto niente affatto facile per l'Ilva se si considerano le vicende degli ultimi mesi e l'inchiesta giudiziaria. Domani in fabbrica scadono due procedure di cassa integrazione: quella ordinaria per crisi di mercato chiesta a metá novembre per un massimo di 1900 unitá - anche se poi in cassa é andato un minor numero di addetti - e quella in deroga che é stata firmata giorni fa al ministero del Lavoro, durata due mesi, 1 gennaio-2 marzo, per 1100 addetti. L'Ilva ha giá chiesto una nuova cassa integrazione straordinaria per 6417 unitá sino a tutto il 2015 con avvio dal 3 marzo per fronteggiare la fermata impianti imposta dall'Aia. Su questa nuova cassa non si é ancora aperta una trattativa e quindi il suo avvio é destinato a slittare. La Fim Cisl ha chiesto il ricorso ai contratti di solidarietá e tutti i sindacati metalmeccanici hanno invitato l'Ilva a ridimensionare i numeri della cassa ritenendoli eccessivi.

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