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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2013 alle ore 08:15.

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di Andrea Malan
Dopo decenni di crisi economica e fiscale, il momento della verità per la città di Detroit è arrivato: il Governatore del Michigan Rick Snyder ha annunciato ieri la nomina di un emergency financial manager (EFM) per la città – di fatto un commissario governativo – esautorando il sindaco Dave Bing e il consiglio comunale. Il futuro EFM potrà restare in carica fino a 18 mesi e avrà il compito di cercare di tamponare un deficit salito a 326 milioni di dollari nel 2012 e un debito complessivo stimato in 14 miliardi di dollari.
La nomina, arrivata dopo mesi di negoziati tra il governatore e l'amministrazione della maggiore città del Michigan, sarà il più grande takeover di un'amministrazione locale nella storia degli Usa: neppure New York, ai tempi della sua grande crisi, subì quest'onta. Detroit non è peraltro la prima città del Michigan a finire commissariata per debiti: lo stesso destino era toccato in passato a Flint e Pontiac, entrambe messe al tappeto dalla crisi dell'auto. La decisione di Snyder è destinata ad alimentare feroci polemiche: il governatore è repubblicano e bianco, mentre il sindaco Bing (un ex giocatore di basket dei Pistons) è nero come l'80% dei suoi concittadini e guida un'amministrazione democratica.
Bing e i consiglieri hanno 10 giorni per fare appello contro la decisione, e solo in seguito Snyder annuncerà il nome del commissario; quest'ultimo avrà ampi poteri, anche grazie a una riforma che Snyder ha fatto approvare a dicembre dal Congresso di Lansing (la capitale del Michigan), e che entrerà in vigore a fine marzo. Il commissario potrà rinegoziare i contratti con i dipendenti pubblici e delle aziende municipalizzate, chiudere dipartimenti dell'amministrazione, rimuovere i funzionari. Il commissariamento non cambia il calendario politico della città, che prevede per novembre l'elezione di un nuovo sindaco: chiunque venga eletto, avrà poteri ridotti finché l'EFM sarà in carica.
L'emergenza finanziaria è stata certificata da un rapporto del dipartimento del Tesoro del Michigan, secondo il quale «non c'è un piano soddisfacente per risolvere il problema». Il rapporto prevede un deficit di cassa di 100 milioni entro il 30 giugno e pur riconoscendo che sindaco e consiglio «hanno adottato riforme finanziarie difficili», accusa: «tali riforme sono troppo sbilanciate su misure una tantum e che toccano solo i dipendenti non sindacalizzati del comune, una parte minoritaria dei costi complessivi».
Detroit finisce in amministrazione controllata quattro anni dopo che lo stesso destino era toccato a General Motors e Chrysler, due dei tre colossi dell'auto che da un secolo sono la spina dorsale dell'economia locale. Le radici della crisi di Detroit vanno in realtà cercate molto più indietro nel tempo, da quando ebbe inizio – già negli anni 60 – l'esodo della popolazione bianca e più agiata verso i sobborghi; dai quasi 2 milioni degli anni 50 la popolazione era scesa a un milione nel 2000, e l'ultimo censimento (2010) ha visto un altro calo del 25%. La crisi dell'auto del 2008/2009 ha dato il colpo di grazia alle finanze della città, riducendo ulteriormente la base imponibile e gonfiando il deficit.
È paradossale che il commissariamento della città arrivi proprio adesso che l'economia dà segnali di risveglio, trainata ancora una volta dal suo motore storico. Le vendite di automobili sono in netta ripresa (come confermano i dati di febbraio resi noti proprio ieri); Gm, Ford e Chrysler hanno ripreso ad assumere; il tasso di disoccupazione in città resta elevato ma è sceso dal picco del 25% del 2009 al 18,2% del dicembre 2012.
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