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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2013 alle ore 16:23.

Infatuazione senile o freddo calcolo? Molti continuano a chiedersi perché il leggendario Warren Buffett, il terzo uomo più ricco del mondo (soprannominato l'oracolo di Omaha per il suo fiuto negli investimenti) sia convinto che i giornali abbiano un futuro. Al punto da continuare a comprarli, anche dopo la grande crisi del 2008.
Solo nel 2012 la sua Berkshire Hathaway ha acquistato 28 testate pagando la bellezza di 344 milioni di dollari, pari allo 0,7% della liquidità della colossale holding con sede nel Nebraska. Buffett difende le sue scelte editoriali col coltello tra i denti, fino all'ultimo centesimo. Anche se è pronto a chiudere le testate che non funzionano (è accaduto per uno dei 28 giornali comprati l'anno scorso). Nella sua lettera annuale agli investitori, l'ottantatrenne oracolo di Omaha ha chiarito di «amare i giornali» e, seppur consapevole che i profitti e la pubblicità sono destinati al declino, si dice convinto che i quotidiani locali siano ancora centrali. «I giornali continuano a regnare sovrani nel racconto delle notizie locali - scrive Buffett - : se vuoi sapere cosa succede nella tua città, dal sindaco alle tasse o alla squadra di football del liceo, non c'è ancora un degno sostituto del quotidiano che sia in grado di fare questo lavoro».
E internet? Secondo Buffett il futuro è probabilmente rappresentato dal paywall, cioè dal pagamento per l'accesso ai contenuti, anche se il guru degli investimenti ammette che ancora non si è trovato il modello migliore per "monetizzare" il web. E comunque «anche la più sensata delle strategie internet non sarà in grado di evitare modeste erosioni» dei profitti.
Buffett, tra parentesi, è molto orgoglioso dell'indipendenza dei suoi giornali. Indipendenza non dal potere politico, ma da lui stesso. E sottolinea spesso come alle ultime elezioni dieci delle sue testate abbiano scelto di fare endorsement per Mitt Romney. Mentre lui ha votato per Barack Obama.
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