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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2013 alle ore 06:38.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
L'Europa è alla ricerca di una difficilissima quadratura del cerchio. Mentre il voto politico italiano, le tensioni sociali spagnole o portoghesi, e la crisi finanziaria cipriota o greca hanno imposto una riflessione sul futuro del risanamento dei conti pubblici nella zona euro, la paura di una nuova instabilità sui mercati così come il timore di assistere a un abbandono della disciplina di bilancio stanno (per ora) inducendo alcuni Paesi ad avere atteggiamenti sempre molto rigidi.
I ministri delle Finanze della zona euro - che si sono incontrati ieri a Bruxelles per la rituale riunione mensile del'Eurogruppo - hanno discusso delle varie questioni sul tappeto, tutte controverse: il pacchetto di aiuti a Cipro, la richiesta di Irlanda e Portogallo di allungare le scadenze dei prestiti europei, il metodo di ricapitalizzazione delle banche da parte del Meccanismo europeo di stabilità, la crisi politica italiana con i suoi risvolti continentali.
Su tutti questi temi, le discussioni di ieri sono state interlocutorie. Il caso italiano è questione delicata. Il ministro delle Finanze italiano Vittorio Grilli «ci ha informati sulla situazione» della politica italiana, ha detto ieri sera in una conferenza stampa il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. «L'esito delle elezioni offre un quadro complicato. Sono certo però che qualsiasi nuovo governo italiano continuerà a contribuire alla stabilità della zona euro, una responsabilità che appartiene a tutti noi».
Dijsselbloem ha poi precisato che la responsabilità di creare a Roma un nuovo governo «è completamente nelle mani italiane». Il ministro ha negato che l'Europa stia discutendo la possibilità che la Banca centrale europea aiuti l'Italia per calmare le tensioni sui mercati: «Non è assolutamente un'ipotesi in discussione». A una domanda sul messaggio anti-austerità emersa dal voto italiano, Dijsselbloem ha fatto notare che il partito più votato in Italia - il Partito democratico - non è anti-europeo.
Dal canto suo, il francese Pierre Moscovici ha sostenuto che il voto in Italia non è un voto anti-europeo, ma anti-crisi. «Speriamo che un nuovo governo venga creato rapidamente e che continuerà ad adottare riforme economiche», ha aggiunto la finlandese Jutta Urpilainen. Da un lato, c'è il desiderio di allentare la disciplina di bilancio, anche per paura che l'ondata di populismo si allarghi. Dall'altro c'è il timore di provocare di conseguenza nuove tensioni sui mercati.
Alcuni ministri hanno preso posizione contro una revisione drastica del risanamento del bilancio. «Ci siamo dati delle regole relative al rafforzamento del Patto di Stabilità e dobbiamo applicarle rigidamente, altrimenti l'Europa non sarà più credibile», ha avvertito il lussemburghese Luc Frieden. C'è maggiore comprensione per il Portogallo e l'Irlanda che vorrebbero un allungamento dei tempi entro cui restituire i prestiti internazionali.
Anche questo aspetto è controverso in alcuni Paesi, ma potrebbe essere oggetto di un compromesso favorevole a Lisbona e a Dublino che lanci un segnale rassicurante alle pubbliche opinioni. Sullo stesso registro, ieri il commissario agli affari monetari Olli Rehn ha confermato che a breve la Commissione presenterà un rapporto sulla possibilità di escludere gli investimenti dal calcolo del deficit nei Paesi con un disavanzo sotto al 3% del Pil.
Infine, sempre ieri l'Eurogruppo ha parlato di aiuti a Cipro, sull'orlo del collasso bancario. L'obiettivo, secondo una nota ufficiale, è trovare «un accordo politico nella seconda metà di marzo». Corre insistentemente voce che alcuni Paesi vorrebbero imporre perdite ai depositanti bancari, pur di far pagare un prezzo al Paese mediterraneo. Ieri Dijsselbloem non ha voluto confermare. Il tema è controverso. C'è chi vuole evitare aiuti troppo generosi, che possano creare azzardo morale; e chi teme scelte operative che innervosiscano i mercati.
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