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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 06:40.

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NAPOLI
Per i pm che indagano sull'Operazione Libertà non c'è alcun legittimo impedimento che costringa Silvio Berlusconi a rimandare di una decina di giorni l'interrogatorio. I magistrati della Procura partenopea, titolari del fascicolo in cui risultano indagati per corruzione e finanziamento illecito ai partiti oltre allo stesso ex premier, il parlamentare uscente Sergio De Gregorio e il faccendiere Valter Lavitola, restano dell'avviso che se davvero il Cavaliere vuole farsi sentire, può farlo scegliendo una delle due date rimaste a disposizione: domani e sabato 9 marzo.
In realtà, i magistrati avevano offerto una "finestra" anche nella giornata di ieri, ma Berlusconi aveva fatto sapere, tramite i suoi legali, Ghedini e Cerabona, di essere impegnato in un incontro con i parlamentari neoeletti e in un'udienza di un altro processo in corso a Milano. Quelle addotte dalla difesa dell'ex premier sono circostanze, ritengono i sostituti procuratori Woodcock, Piscitelli e Curcio, non certo incompatibili con un incontro in una caserma della guardia di finanza di Roma per rendere interrogatorio. Interrogatorio che, invece, sosterrà domani mattina, nel carcere di Secondigliano, Lavitola, accusato di essere il trait d'union tra Berlusconi e il parlamentare ex dipietrista De Gregorio, passato - dietro il pagamento di tre milioni di euro, di cui due in contanti - nelle fila del centrodestra.
Il faccia a faccia tra l'ex direttore dell'Avanti e gli investigatori potrebbe offrire, qualora Lavitola decidesse di parlare, un formidabile riscontro all'ipotesi accusatoria. Così limpida e di immediata percezione, secondo l'accusa, da poter essere sostenuta in dibattimento senza nemmeno passare per il filtro dell'udienza preliminare. Un passaggio che, in questo caso, risponde all'esigenza di economia processuale, da un lato, e di impedire l'allungamento dei tempi, dall'altro.
La celebrazione dell'udienza davanti al gup, infatti, avrebbe diluito l'inchiesta, che viaggia già pericolosamente sui binari della prescrizione. Il reato di corruzione, infatti, si prescrive dopo sette anni e mezzo, e la contestazione a Berlusconi risale al 2008. Dunque, nonostante il tentativo andato a vuoto di sentire Berlusconi, che pure aveva espresso la volontà di incontrare i magistrati, ma solo dopo le "idi di marzo", la Procura partenopea prosegue spedita sulla strada del giudizio immediato per Berlusconi, Lavitola (che appena quarantott'ore fa è stato condannato a due anni e otto mesi per una tentata estorsione da 5 milioni di euro al Cavaliere) e per De Gregorio.
Nell'incontro di domani, davanti ai pm, Lavitola sarà chiamato a chiarire che cosa sa del mercato dei parlamentari, consumatosi durante il Governo Prodi, e perché soprattutto, in una lettera sequestrata nel pc dell'imprenditore Carmelo Pintabona, lo stesso faccendiere abbia rinfacciato a Berlusconi i suoi "servigi" nel bel mezzo dell'Operazione Libertà, quando - sono parole di Lavitola - si attivò per "comprare" De Gregorio.
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