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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 16:13.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 14:20.

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La terza sezione penale della Cassazione ha giudicato inammissibile un ricorso della Procura di Roma ed ha così definitivamente prosciolto Silvio Berlusconi, il figlio Piersilvio ed alcuni altri imputati che erano coinvolti nell'inchiesta Mediatrade su presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv.

La Procura generale della Cassazione aveva chiesto il rigetto del ricorso della Procura di Roma contro la sentenza di non luogo a procedere per Silvio Berlusconi, il figlio Piersilvio e altri 10 imputati, nel filone romano dell'inchiesta sui diritti Mediaset. I magistrati del Palazzaccio hanno così ritenuto valida la ricostruzione del giudice per l'udienza preliminare che il 27 giugno scorso si era pronunciato a favore di Berlusconi.

La vicenda riguarda una presunta frode fiscale da 10 milioni di euro risalente al biennio 2003-2004 e in cui, secondo i pm di piazzale Clodio, Berlusconi aveva avuto un ruolo rilevante. Tuttavia il gup ha ritenuto insussistente l'accusa affermando che «il fatto non sussiste» in quanto la "prova" è «insufficiente e comunque contradditoria». Contro questa decisione la Procura di piazzale Clodio depositò un ampio e articolato ricorso facendo riferimento alla presunta «attività di intermediazione di Frank Agrama», produttore cinematografico ritenuto essere "socio occulto" del Cavaliere.

In particolare, attraverso l'uomo si sarebbe sviluppato un "meccanismo (…) patologicamente sfruttato per consentire una sovrafatturazione degli acquisti finali" dei diritti tv, creando così "fondi extracontabili". Argomentazioni infondate, secondo il procuratore generale della Cassazione, che ha chiesto «il rigetto o la dichiarazione di inammissibilità». Nel filone di Milano sul caso Mediatrade, infine, Berlusconi è stato prosciolto in via definitiva dalla Cassazione.

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