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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 13:39.

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Il primo a battere i pugni sul tavolo è stato il presidente della Russia, Vladimir Putin in persona, che ha promesso che farà il possibile e pure di più per impedire che lo sport mondiale cada nel ridicolo per una decisione al limite del comprensibile. Poi è stato il turno del fumantino leader iraniano Ahmadinejad, che non le ha certo mandate a dire per far pervenire a chi di dovere tutta la sua indignazione. Infine, last but not least, è doveroso registrare la levata di scudi di uno dei numeri 1 della finanza mondiale, quel Mike Novogratz che a Wall Street dà del tu un po' a tutti. Il presidente del Fortress Investment Group, un colosso di un migliaio di impiegati che ha chiuso il primo semestre del 2012 con un risultato netto di gestione pari a 14,3 milioni di dollari, ha lanciato nei giorni scorsi una singolare iniziativa per convincere il Cio a rivedere la sua posizione sulla possibile esclusione della lotta dai Giochi olimpici a partire dall'edizione 2020. Una scelta che è stata bollata come «assurda» anche dal presidente della Federazione italiana lotta, Matteo Pellicone.

Tre milioni di dollari per salvare lo sport millenario. Questo l'obiettivo che si è prefissato Novogratz per cambiare l'inerzia delle cose e sistemare la faccenda prima che sia troppo tardi. Per raggiungerlo, ha dato il via a una sorta di raccolta fondi che ha coinvolto alcuni personaggi di rilievo della finanza made in Usa, da Richard Tovoso (RBC Capital Markets) a Todd Boehly (Guggenheim), da Barry Bausano (Deutsche Bank) a Josh Harris (Apollo Global Investment). Tutti insieme appassionatamente per difendere i diritti di uno degli sport tra i più vecchi al mondo e che può offrire diversi spunti interessanti anche a chi lo pratica per diletto. Ha spiegato il titolare dell'iniziativa al Financial Times: «Con la lotta si impara la disciplina e a non avere paura. E' l'ideale per tutti coloro che si preparano a ingaggiare i corpo a corpo a Wall Street». Fine delle sedute estenuanti in palestra per tonificare i muscoli e rinvigorire lo spirito. Per chi studia da manager, è questa la strada migliore per seguire le orme dei grandi maestri della finanza planetaria.

Non è ancora dato sapere come il gruppo di Novogratz utilizzerà il denaro che quasi certamente riuscirà a raccogliere nelle prossime settimane. Due le teorie che rimbalzano dagli Stati Uniti. Secondo alcuni, i tre milioni di dollari saranno investiti in una campagna pubblicitaria che servirà a sensibilizzare l'opinione pubblica circa l'importanza della lotta nell'educazione dei giovani e quindi come sport di riferimento alle Olimpiadi. Secondo altri, evidentemente più maliziosi, l'assegno di Novogratz servirà invece a "ungere" i complessi meccanismi del Cio affinché la faccenda si risolva tra sorrisi e strette di mano. Come dire, dove non può la diplomazia, può la moneta sonante. E non sarebbe certo la prima volta.

Il massimo organismo sportivo internazionale avrebbe già pronto il piano B. Perché se è vero che lo scorso 12 febbraio l'esecutivo del Cio ha deciso di "raccomandare" all'assemblea plenaria in programma a settembre a Rio de Janeiro l'esclusione della lotta dal calendario delle discipline olimpiche dal 2020, è altrettanto vero che ha pensato bene nel frattempo di inserirla nella lista di 8 sport sui quali è ancora sospeso il giudizio. Ne verrà scelto uno soltanto. Possibile che da qui ai prossimi mesi i dirigenti del Cio cambino idea in merito ai crediti da riconoscere allo sport che accompagna la storia delle Olimpiadi fin dai tempi della Grecia antica. L'idea è sostenuta a gran voce dai danarosi di Wall Street e da due superpotenze come Russia e Iran. Sponsor migliori di questi, la lotta non avrebbe potuto trovare.

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