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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 06:39.

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ROMA
Silvio Berlusconi è stato prosciolto dall'accusa di frode fiscale, nel processo Mediatrade. Così ha deciso la Corte di Cassazione, accogliendo la richiesta dello stesso procuratore generale che ha dichiarato «inammissibile» il ricorso della Procura di Roma.
Il processo, una costola di quello milanese, riguarda sospette irregolarità sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici nel biennio 2003-2003. Secondo gli accertamenti, si sarebbe accertate sospette fatturazioni e dichiarazioni dei redditi fasulle, legate a una frode da 10 milioni di euro. In ballo ci sarebbero stati diritti televisivi e cinematografici acquistati da alcune importanti società di produzione statunitensi e gonfiate appositamente. Così sarebbero state fatte le sospette sovrafatturazioni per 220 milioni, ipotizzate dal procuratore aggiunto di Roma, Pierfilippo Laviani, e dal sostituto Barbara Sargenti. Inoltre – è l'ipotesi della Procura – la differenza tra le somme investite e quelle indicate nelle fatture sarebbero state usate per creare presunti fondi neri. Il denaro, poi, sarebbe stato portato in estremo oriente attraverso una complessa operazione finanziaria, per poi rientrare in Italia.
Fin qui l'ipotesi maturata a piazzale Clodio, sede dell'ufficio requirente di Roma. Il 27 giugno scorso, però, in sede di udienza preliminare per valutare la richiesta di rinvio a giudizio, il gup Balestrieri dispose il proscioglimento dell'ex presidente del Consiglio e del figlio Piersilvio. Stessa decisione fu presa per il produttore televisivo americano Frank Agrama, il consigliere di amministrazione di Mediaset Pasquale Cannatelli, l'ex amministratore delegato di Rti Andrea Goretti, i manager Rti Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri, nonché per i cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun. In particolare, il giudice ritenne che Berlusconi e il figlio erano da prosciogliere dall'accusa di frode fiscale, in quanto «il fatto non sussiste, per essere la prova del reato insufficiente e comunque contradditoria». Inoltre, il magistrato dispose anche il non luogo a procedere per tutti gli imputati, anche in virtù della prescrizione dei reati, giunta per tutti i fatti avvenuti nel 2003, disponendo, infine, il non luogo a procedere per quelli avvenuti nel 2004 (per i quali comunque è imminente la prescrizione).
La tesi del gup, dunque, sarebbe stata ritenuta valida anche dal pg della Cassazione, il quale ha ritenuto «inammissibile» il ricorso della Procura. Della stessa opinione le toghe del Palazzaccio, che hanno assolto in via definitiva Berlusconi.
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«ARGOMENTAZIONI INFONDATE»
Le fasi
Il gup di Roma aveva prosciolto Berlusconi, il figlio Piersilvio e altri imputati coinvolti in una presunta frode fiscale da 10 milioni risalente al biennio 2003-04
La Procura di Roma ha fatto riferimento all'«intermediazione di Frank Agrama», ritenuto "socio occulto" di Berlusconi, spiegando che «tale meccanismo» è «stato patologicamente sfruttato per consentire una sovrafatturazione degli acquisti finali», dei diritti Tv
Il pg della Cassazione, tuttavia, ha ritenuto infondate le argomentazioni del ricorso e ne ha chiesto il rigetto o la dichiarazione di inammissibilità

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