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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 06:39.

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ROMA
Un pranzo per sollecitare la caduta del governo Prodi, con quattro commensali. È l'estate 2007: al tavolo di un ristorante romano siedono il senatore Sergio De Gregorio; il ministro di Grazia e Giustizia, Clemente Mastella; Robert Gorelick, capocentro Cia a Roma; Enzo De Chiara, lobbista americano di origini casertane, molto legato agli ambienti diplomatici, della difesa e dell'intelligence Usa. L'incontro è raccontato ai pubblici ministeri di Napoli dall'ex senatore Idv, poi passato con il Pdl, e raccolto dagli inquirenti in un verbale del 18 dicembre. De Chiara e De Gregorio sono molto amici. Entrambi hanno ottime entrature con il mondo americano, così si spiega la presenza di Gorelick. E non è una sorpresa neanche la presenza di Mastella, che conosce bene De Gregorio. Come era già emerso in parte dalle prime carte giudiziarie trasmesse dai pm di Napoli a Palazzo Madama, De Gregorio ha sostenuto che gli americani avrebbero espresso «gratitudine e riconoscenza» se l'esecutivo guidato da Romano Prodi fosse caduto. Mastella, tuttavia, non avrebbe dato seguito alla sollecitazione né preso alcun impegno. Certo, è un fatto che sono le sue dimissioni a portare l'esecutivo del Professore a gettare la spugna. Mastella, però, lascia perché sua moglie, Sandra Lonardo, finisce in un'inchiesta della procura di Santa Maria di Capua Vetere. È certo che il nome di Mastella c'è, nelle carte dei pm napoletani che riguardano l'indagine sulla corruzione politica che partirebbe da Berlusconi per far cadere Prodi. Ma lo scenario delineato da De Gregorio di quel pranzo è tutto da riscontrare, se possibile. Oggi nel carcere di Secondigliano si svolgerà l'interrogatorio di Walter Lavitola, considerato dagli inquirenti il trait d'union tra Berlusconi e De Gregorio. Lavitola sarà chiamato a chiarire che cosa sa del mercato dei parlamentar e perché soprattutto, in una lettera sequestrata nel pc dell'imprenditore Carmelo Pintabona, lo stesso faccendiere abbia rinfacciato a Berlusconi i suoi «servigi» quando - sono parole di Lavitola - si attivò per «comprare» De Gregorio.
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