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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 17:19.

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Si possono prevedere in anticipo fenomeni come il ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende? E con quale grado di precisione? La risposta dell'Inps, provvisoria e ancora tutta da confermare in sede operativa, è sì. L'Istituto di previdenza guidato da Antonio Mastrapasqua nei giorni scorsi ha verificato un primo test di previsione realizzato in collaborazione con il Gruppo Daman, una società Ict italiana specializzata tra l'altro in tecniche di data mining che consentono di estrarre informazioni complesse dagli enormi database di aziende, agenzie governative e istituti pubblici, per effettuare previsioni.

Utilizzando un software che si chiama Kxen, l'Istituto ha provato a verificare la prevedibilità del ricorso alla cassa integrazione guadagni da parte di 356.057 aziende assicurate. Il test era sull'ultimo trimestre dell'anno scorso ed ha previsto il ricorso alla Cig da parte di 24.236 aziende. La realtà osservata a posteriori, cioè sui dati amministrativi che hanno certificato la reale richiesta di ricorso a quell'ammortizzatore, ha dimostrato che 334.408 aziende non hanno fatto alcuna domanda, mentre 21.667 lo hanno fatto. Il risultato della previsione è dunque risultato esatto al 93,1%.

Dal tiraggio della Cig alle previsioni

Quanto determinanti possano rivelarsi tecnologie che lavorano sui Big data e basate sull'utilizzo di modelli matematici di analisi multivariata è facilmente intuibile per istituti della dimensione dell'Inps, il cui bilancio è secondo solo a quello dello Stato, con due milioni di imprese iscritte, 22 milioni di lavoratori assicurati e più di 21 milioni di pensioni erogate a oltre 16 milioni di pensionati. Dopo il debutto di Mastrapasqua e a fronte del boom di richieste di cassa integrazione determinato dalla recessione, che ha portato l'Inps ad autorizzare fino a un miliardo di ore l'anno (nel 2009 il balzo delle richieste fu del 300%) venne messo in campo l'analisi del "tiraggio" della cassa integrazione, vale a dire il dato amministrativo che a posteriori illustrava la percentuale di utilizzo effettivo della cosiddetta Cig "prenotata".

Rispetto a quel dato amministrativo il passo avanti che si può compiere con modelli predittivi è enorme. E non solo per l'Inps, dove un aumento della Cig è capace di far variare di qualche miliardo il bilancio, ma anche per i policy maker, chiamati a prendere decisioni che riguardano componenti imponenti della spesa sociale in contesti sempre più complessi. Inps è un soggetto del sistema statistico nazionale - SISTAN - ed è una delle 19 autorità statistiche nazionali che, insieme con l'Istat, fornisce direttamente dati ed elaborazioni ad Eurostat. L'Istituto gestisce tra l'altro il modello previsionale della spesa pensionistica rapportata al Pil, effettuando proiezioni fino a 50 anni. Si tratta di un modello di micro simulazione utilizzato per stimare gli effetti finanziari a lungo termine delle riforme, uno strumento imprescindibile per ogni ministro del Lavoro.

Inps frontiera avanzata nella Pa per gestione dei Big Data

L'Inps negli ultimi vent'anni ha effettuato grandi investimenti nell'informatica e nella reingegnerizzazione dei processi amministrativi e oggi può gestire un'enorme quantità di dati. «Il vantaggio si determina nel momento in cui si riescono a cogliere tutte le informazioni utili, presenti negli archivi anche in modo implicito o nascosto - ha spiegato nel corso del convegno organizzato con gli esperti di Daman Antonietta Mundo, responsabile del coordinamento statistico e attuariale dell'Inps -. E oggi la sfida, si sposta sulla corretta interpretazione del patrimonio informativo dell'Istituto e sul concreto contributo che questa interpretazione può dare in termini di efficacia ed efficienza ai processi, ed in definitiva in termini di risparmio di risorse».

Un contributo determinante per affrontare tecnicamente questa sfida - ha proseguito l'esperta Inps - è fornito dai cosiddetti "analytics", cioè le tecniche statistiche e matematiche di analisi multivariata e previsionale che, tramite l'utilizzo di grandi risorse di software e di calcolo, riescono a trovare informazioni preziose in un mare apparentemente disomogeneo di dati, «scoprono relazioni e schemi nascosti e multipli tra i dati, individuano gli indicatori più significativi per particolari eventi, prevedono cosa succederà e quali saranno i trend».

Anche l'Inail si muove su questa stessa frontiera da tempo, visto che una delle attività "core" dell'istituto è proprio l'analisi predittiva sui rischi assicurati per le aziende e i lavoratori. E dopo l'arrivo del nuovo presidente, Massimo De Felice, è aumentata la concentrazione sugli open data, con un progetto di riclassificazione della grande base dati gestita su infortuni e malattie professionali.

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