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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2013 alle ore 13:17.

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Grillo? Un grande rischio per i mercati. Non subito, però, ma tra alcuni mesi, quando ci sarano nuove inevitabili elezioni in Italia che potrebbero segnare l'affermazione definitiva di forze populiste anti-austerità e tendenziamente ostili all'Europa. E' l'opinione dell'economista Nouriel Roubini, che vede sia Grillo sia Berlusconi come fattori potenzialmente destabilizzanti per i mercati e per l'intera Europa in quanto potrebbero avvantaggiarsi alle prossime urne di un probabile aggravamento delle condizioni dell'economia connesso proprio all'attuale stallo politico.

Secondo Roubini (oggi a Villa d'Este per una conferenza organizzata da The Europea House-Ambrosetti), i mercati ci dovrebbero comunque dare un poì di tempo di tregua, sull'onda di quanto dimostrato negli ultimi giorni: gli investitori scommettono sulla nascita di un governo-badante (un mero "caretaker") per il minimo indispensabile. In fondo, anche se non si facesse nulla se non riformare la legge elettorale, la pressione fiscale aumenterà da sé senza innescare quindi problemi di credibilità immediata del sistema-Paese. Il problema, ha detto Roubini, è che quando in autunno si tratterà di delineare il budget statale, è inverosimile che Grillo (quand'anche avesse prima parzialmente collaborato su alcuni punti specifici) sia disponibile a votarlo: quindi, nuove elezioni che purtroppo coincideranno con un probabile aumento di altri fattori di tensione per il mercati internazionali, compreso il problema del nucleare iraniano e un rallentamento economico in Usa e Cina. Anche in altri Paesi dell'Europeriferia, nel frattempo, si sarà accresciuta la stanchezza per l'austerità (austerity fatigue), mentre al centro dell'Eurozona si rafforzerà al contrario la stanchezza per i salvataggi.

"La novità è che il 65-70% degli italiani si è pronunciato contro l'austerità",. ha detto Roubini, che include nel calcolo anche un terzo degli elettori di Bersani ( i più pro-crescita). Certo, ha aggiunto, i mercati reagiranno con spavento non appena i sondaggi dovessero indicare una vittoria elettorale di Grillo, almeno se lui avrà confermato i suoi orientamenti verso la promozione di un referendum, sull'euro, una ristrutturazione unilaterale del debito italiano, la settimana lavorativa di 20 ore, il salario minimo per tutti e così via. Comunque Roubini non si spinge a pronosticare solo sfracelli: gli appare più probabile che alla fine Germania e Banca centrale europea cerchino di venire incontro all'Italia in qualche modo con alcune concessioni, perché l'alternativa sarebbe la fine dell'euro. E sarebbe meglio che un allentamento delle maglie dell'austerity arrivasse prima che dopo.

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