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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2013 alle ore 16:07.

SIENA. L'ex responsabile dell'area Finanza di Mps, Gian Luca Baldassarri, rimane in carcere. Il gip del tribunale di Siena Ugo Bellini ha confermato la misura cautelare decisa dal gip di Milano il 14 febbraio scorso. Il manager verrà così trasferito da San Vittore, a Milano, nel carcere fiorentino di Sollicciano. Gli inquirenti hanno preferito un carcere al di fuori della provincia senese.

Intanto, a proposito della cosiddetta "banda del 5%", di cui Baldassarri sarebbe stato il principale organizzatore, i pm Nastasi, Natalini e Grosso stanno cercando di ricostruire la rete di relazioni che si era costruita in oltre 10 anni per l'accaparramento di profitti illeciti, ricavati su commissioni gonfiate in Italia e all'estero. Baldassarri è finito in custodia cautelare in carcere per il reato di concorso in ostacolo alla vigilanza sui derivati, compiuto con l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l'ex dg Antonio Vigni. I motivi del decreto della procura di Siena sono il pericolo di fuga (a Londra o a Miami, dove Baldassarri può disporre di due abitazioni) è l'inquinamento prove. Poco prima dell'arresto gli inquirenti avrebbero infatti capito che il manager stava chiedendo lo smobilizzo di titoli per un milione; inoltre avrebbe tentato, secondo le ricostruzioni, di contattare telefonicamente dei testimoni per condizionarne la versione dei fatti di fronte ai pm.

Il reato più grave imputato a Baldassarri è tuttavia legato alla vicenda della truffa e dell'associazione a delinquere relativamente alle "creste" che avrebbe intascato sulle operazioni bancarie che metteva in piedi nella sua struttura bancaria (per ora sono stati recuperati circa 20 milioni tra somme e titoli a lui attribuibili). Nel registro degli indagati, per questa stessa vicenda, sono state inscritte con lui altre 4 persone (il suo vice Alessandro Toccafondi e tre broker esterni, Fabrizio Cerasani e David Ionni, che sarebbero legati alla società Enigma, e Luca Borrone). A tutti complessivamente sono stati sequestrati un mese fa 42 milioni. I sequestri hanno poi raggiunto anche la società Galvani di Bologna, dove sono stati bloccati 18 milioni: secondo gli inquirenti Baldassarri avrebbe utilizzato questa fiduciaria per far rientrare capitali scudati in Italia.
A questi si sono infine aggiunti altri 6 milioni totali sequestrati a Baldassarri, Toccafondi, Ionni e Cerasani più un altro manager dipendente di Mps, Antonio Pantalena, sempre appartenente all'area finanziaria della banca.

A questo proposito, la finanziaria Enigma ha fatto sapere ieri con una nota ufficiale di essere estranea all'inchiesta Mps, e in particolare i legali di Cerasani dicono che il loro assistito non ha mai ricevuto né avvisi di garanzia né notifiche di sequestri. E soprattutto sottolineano che Cerasani non conoscesse neppure Baldassarri. «Per forza di cose ne abbiamo fatte di operazioni con Mps, operazioni in mano alla Consob da due o tre anni e in mano alla procura da maggio scorso, ma si tratta di cose di mercato normali. Facciamo i broker e non si può non lavorare con Mps se si lavora in Italia o all'estero». Secondo Cerasani le accuse lette sui giornali non sono mai state a lui contestate dalla magistratura. «Non posso confessare perché nono c'entro niente, voglio capire di cosa mi accusano e chiarire per salvare la mia azienda».

Per la procura di Siena invece intorno alla connessione tra la società di Cerasani e il settore Finanza di Mps potrebbero emergere nuovi dettagli per l'inchiesta. Per i procuratori il gruppo potrebbe quindi allargarsi, e le indagini potrebbero trovare nuovi riscontri. La questione delle operazioni illecite fanno parte del filone di inchiesta sui derivati di Mps. Le indagini avranno bisogno ancora di qualche mese perché non si esclude che il denaro nascosto e le persone coinvolte possano aumentare.

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