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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2013 alle ore 16:15.

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I caschi blu filippini rapiti nei giorni scorsi in un villaggio del sud della Siria, al confine con le alture del Golan, sono stati trasferiti in Giordania in vista del loro rilascio. I 21 soldati sono stati consegnati all'esercito giordano e si trovano ora in territorio giordano. Il portavoce della brigata ribelle Martiri di Yarmuk conferma quanto riferito in mattinata dal direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman, in contatto con i rapitori. A rivendicare il sequestro erano stati esponenti del gruppo Yarmuk Martyrs Brigade che avevano posto come condizione il ritiro delle truppe siriane dall'area di Jamla, a est della linea del cessate il fuoco con Israele.

«Gli osservatori dell'Onu sono stati consegnati alle autorità giordane affiancate a una delegazione delle Nazioni Unite provenienti da Amman - ha detto il portavoce dei ribelli siriani. La consegna - ha aggiunto - è avvenuta lungo il confine siro-giordano all'altezza della valle del fiume Yarmuk, a ovest di Daraa».

Ci sono comunque stati scontri tra ribelli e forze del governo di Damasco nella zona dove sono stati sequestrati mercoledì i 21 osservatori delle Nazioni Unite, sulle Alture del Golan che hanno rallentato le operazioni per il loro rilascio. Gli osservatori, impegnati a monitorare il cessate il fuoco tra Israele e Siria, sono stati tenuti in diverse abitazioni nel villaggio di Jamla. Dopo l'annunciato accordo sul cessate il fuoco raggiunto proprio per la liberazione degli ostaggi, l'Osservatorio ha riferito di una sparatoria riportata a circa tre chilometri a sud di Jamla, dove i ribelli tentavano la conquista di un posto di bloccco dell'esercito.

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